"Togliamo contenuti segnalati che promuovono il bracconaggio di specie in via di estinzione, o contenuti che evidenziano atti di maltrattamento sugli animali". Questa la giustificazione portata da Facebook per aver eliminato alcune foto dalla pagina di Kendall Jones, una studentessa americana appassionata di caccia, dopo che migliaia di utenti ne hanno fatto richiesta con due petizioni arrivate a oltre 300 mila firme.
Tutto questo nonostante la diciannovenne abbia affermato che non c'è nulla di illegale in ognuno degli abbattimenti documentati e portato dati che dimostrano come la caccia sia un aiuto concreto alla conservazione delle specie in via d'estinzione. Dalle pesanti dichiarazioni del portavoce di Facebook sembrerebbe tutto il contrario. La ragazza è trattata alla stregua di una vera bracconiera, che fa safari improvvisati sparando a tutto quello che vede, incurante delle conseguenze. Se è così, ora ci aspettiamo che venga immediatamente arrestata per il danno causato al patrimonio faunistico. Se così non è, invece, cosa che crediamo molto più plausibile, siamo di fronte ad un vero linciaggio mediatico basato su impulsi irrazionali ed evidentemente contraddittori. Basterebbe ricordare a quelli di Facebook che anche il loro capo, Mark Zuckemberg, ha postato foto di carne appartenuta ad animali da lui stesso uccisi.
Kendall Jones ha reagito rispondendo colpo su colpo. Spiegando per esempio che il rinoceronte immortalato nelle foto era solo stato addormentato a scopo scientifico. Per aver cacciato altri animali, considerati in via d'estinzione, non si giustifica ma cerca di far comprendere il concetto della caccia selettiva e di conservazione in relazione al particolare caso dell'Africa. "Sul finire degli anni '70 - scrive - il Kenya ha dichiarato illegale la caccia, aprendo di fatto le porte al bracconaggio. Da allora il Paese ha perso l'85% delle sue specie selvagge".
Per gli scettici la Jones ha pronte 10 ragioni per cui la caccia è oggi anche conservazione anche in America: grazie al denaro e il duro lavoro investito dai cacciatori per ripristinare e conservare l'habitat - scrive sulla propria pagina facebook -, oggi in Nord America ci sono più di 1 milione di alci (erano 41 mila nel 1907); 32 milioni di cervi (nel 1900 erano 500 mila); 7 milioni di tacchini selvatici (nel 1900 erano 100 mila); 44 milioni di anatre; 1,1 milioni di antilocapre (nel 1950 erano solo 12 mila). Gli habitat ripristinati dai cacciatori, inoltre, sono d'aiuto ad innumerevoli altre specie non cacciabili. Se non bastasse, parliamo di soldi: con le loro tasse, ricorda tra i diversi punti la giovane, i cacciatori pagano 796 milioni di dollari l'anno, reinvestiti in programmi di conservazione, cui si aggiungono 440 milioni di dollari l'anno versati dalle associazioni venatorie in programmi di tutela della natura. La tassa dell'11% sulla vendita di armi e munizioni finora ha raccolto 7,2 miliardi di dollari per la conservazione della fauna selvatica, ovvero 371 milioni di dollari l'anno.