La Giunta regionale pugliese martedì scorso ha approvato il nuovo calendario venatorio. Il testo non è però ancora stato diffuso e non si conoscono nel dettaglio le date, apertura e chiusura a parte (21 settembre - 31 gennaio). Per il momento è stata diffusa una nota dell'Assessore regionale Fabrizio Nardoni, che spiega le ragioni di alcune scelte, illustrando i contenuti della relazione allegata al provvedimento regionale.
L’analisi coordinata dall’Osservatorio Faunistico Regionale, mette in evidenza un calo dei capi abbattuti nell'ultima stagione (probabilmente causata dalla diminuzione delle licenze) e una presenza continua sul territorio regionale delle specie cacciabili, in particolare di “turdidi”, “beccaccia”, “colombaccio” e di quelle stanziali come volpi e cinghiali. Per quest’ultima specie, pur non avendo una stima sulla densità di popolazione presente sul territorio regionale – dice l’Assessore – siamo in grado di parlare di un esubero rispetto alle densità ottimali, proprio in virtù delle innumerevoli richieste di risarcimento danni avanzate dagli agricoltori, specie nelle provincie di bari, Taranto e Foggia.
Allo stato attuale – si legge nella nota - l’Osservatorio Faunistico Regionale rimane in attesa di conoscere i dati relativi allo studio del monitoraggio sulla fauna migratoria e stanziale, intrapreso dalle Province, salvo alcuni casi, più volte richiesti e sollecitati dal Servizio Caccia e Pesca Regionale, riservandosi la predisposizione di “Piani di Gestione” delle specie di fauna selvatica, ai sensi e per gli effetti delle vigenti normative e relative indicazioni in merito. L’insieme dei dati rivenienti dall’elaborazione dei tesserini venatori e dagli studi di monitoraggio della fauna confluiranno in una banca dati che porrà la Struttura tecnica regionale nelle condizioni di studiare, in maniera più puntuale, la fenologia delle migrazioni e la densità di popolazione delle specie selvatiche.
La stessa si riserva di farlo quanto prima in base al materiale in possesso e di quello in via di acquisizione dalle Province e dagli Osservatori Faunistici provinciali. Le Zone di protezione della fauna selvatica (Oasi di protezione e Zone di ripopolamento e cattura), i Centri pubblici e le altre aree in cui è vietato l’esercizio venatorio nonché le zone a gestione privatistica sono individuate dal Piano faunistico venatorio regionale.