Anche il Presidente Fidc Bergamo, Lorenzo Bertacchi, scrive ai senatori segnalando che sui richiami vivi gli animalisti e alcuni funzionari ministeriali stanno cercando di fuorviare la discussione dai binari imposti dalla Comunità Europea, che – evidenzia - semplicemente chiede di precisare nella Legge 157/92 che la cattura dei richiami si possa effettuare soltanto in regime di deroga rispetto alla direttiva uccelli (i richiami allevati sono esenti da ogni critica europea, che anzi ritiene che proprio l’esistenza dei richiami allevati renda non necessarie le catture di richiami selvatici)”.
“Il mondo animalista invece – scrive Bertacchi - sta cercando di convincerVi che per porci al riparo dalla procedura di infrazione si debba vietare in Italia la caccia con i richiami vivi, anche quelli nati ed allevati in cattività e non catturati allo stato selvatico. Per far questo Vi inondano di menzogne in merito al modo in cui i cacciatori trattano i loro richiami: vi dicono che i cacciatori li acciecano. Vi dicono che li mutilano. Vi dicono che li tengono al buio per mesi facendogli vedere la luce solo nel periodo di caccia. Nulla di più falso. In primo luogo l’uso di richiami accecati o mutilati oltre che essere espressamente vietato dalla legge 157/92, è fatto costituente reato venatorio, cui si aggiunge il reato di maltrattamento degli animali. I cacciatori da appostamento sono i più controllati alle guardie provinciali, volontarie e dalla Forestale e pertanto, se fossero vere le asserzioni animaliste, Vi sarebbe un riscontro verificabile che invece non esiste. In secondo luogo non è vero che gli uccelli vengono tenuti al buio per mesi. Anzi: tutti i cacciatori ormai si sono dotati di impianti con lampade che replicano la luce solare ed idoneo timer di regolazione delle ore di luce giornaliere per replicare le condizioni che ci sono in natura. Infine, escluso il breve periodo di utilizzo durante la caccia, i richiami sono tenuti in grandi voliere e non nelle gabbie usate per la funzione di richiamo. Vietare peraltro l’uso dei richiami allevati sarebbe peraltro come vietare la detenzione dei pappagalli o dei canarini o delle galline: i richiami provenienti dagli impianti di cattura, infatti, sono oggi una piccola quantità".
"Vietare oggi in Italia la caccia con i richiami vivi significherebbe inoltre dare un’altra mazzata all’economia: il mercato dei mangimi, degli allevamenti, delle gabbie, tutto il settore armiero (dalla produzione di cartucce, alle armi, all’abbigliamento) subirebbe drastiche ripercussioni. Per non parlare del gettito fiscale: diretto e indiretto". Bertacchi porta l'esempio della Provincia di Bergamo, che - dice - perderebbe un introito diretto di 192.500,00 euro, pari alla tassa di concessione che ogni titolare di appostamento fisso paga (senza richiami tutti gli appostamenti verrebbero abbandonati). La Regione Lombardia invece, solo dai cacciatori della Provincia di Bergamo, perderebbe un gettito pari a 320.000,00 euro (tassa di concessione regionale). Dalla sola Provincia di Bergamo lo Stato perderebbe un gettito di 865.000,00 euro (tassa di concessione governativa). Oltre ovviamente alle tasse sull’indotto.
"Ritengo più che mai necessario - conclude - che i Senatori della Repubblica Italiana debbano valutare ogni aspetto della vicenda: una cosa è rispettare le direttive europee, un’altra piegarsi all’ideologia acciecata dal fondamentalismo animalista, il cui unico obiettivo è vietare la caccia, indipendentemente da cosa ci chiede l’Europa e da cosa interessi veramente i cittadini e le casse dello Stato".
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