La Lega Nord ottiene risposta dal Ministero dell'Ambiente (e dall'Ispra) sull'interrogazione dei deputati Paolo Grimoldi e Stefano Borghesi, che il mese scorso ne avevano denunciato le inadempienze sul tema caccia. L'interrogazione chiedeva di valutare la soppressione dell'ente, considerando la possibilità di delegare agli osservatori regionali o alle università riconosciute di provata professionalità e competenza le funzioni ed i compiti in capo oggi all'istituto.
"Ispra - evidenziava il deputato della Lega Nord - dal 2005 dichiara costantemente di non essere in grado di fornire i dati richiesti sul calcolo della piccola quantità di specie da prelevare in deroga, come previsto dall'articolo 19-bis" dice il deputato leghista. “E' del tutto evidente – scrive - quanto l'istituto ISPRA (ente pubblico) sia del tutto inefficiente considerato che diversi istituti regionali ed europei predispongono annualmente dati certificati sulle stesse tematiche”
Altro punto è quello della mancata organizzazione degli esami per l'abilitazione degli operatori agli impianti di cattura (la legge impone che tutto il personale sia valutato idoneo dall'istituto), cosa che non avviene dal 2001 – sottolinea il deputato leghista -, nonostante istituti provinciali da anni ne facciano legittimamente richiesta per esigenze di ricambio generazionale e soprattutto per garantire il prosieguo di un'arte ultra centenaria che fa parte di una tradizione culturale identitaria storica da tutelare e tramandare.
La risposta non soddisfa le richieste della Lega Nord. In una nota il responsabile nazionale caccia Lega Nord Lega, Marco Bassolini ne elenca i motivi: "in primis risponde in modo vago e neanche a tutti i nostri quesiti", inoltre "per contro convalida e dimostra quanto noi sosteniamo in merito agli inopportuni compromessi e limitazioni riportate nel decreto legge 91/2014 tenuto conto che nessuna direttiva comunitaria le ha mai richieste allo stato italiano". Secondo la Lega, in particolare due passaggi, uno del Ministro Galletti, l'altro di Ispra, dimostrerebbero l'esistenza di un progetto politico di questo Governo e di Ispra di voler cancellare questa tradizione vada per norma sostituita con l'allevamento.
Risposta Ministro dell'Ambiente:
"Nel premettere che i compiti dell’ISPRA, sono molteplici e di valenza anche Internazionale, il Ministero dell’ambiente, quale organo vigilante, ha appurato che il mancato porre in essere delle attività lamentate dagli Interroganti sono state sospese poiché la cattura di uccelli al fine di richiamo è stata ritenuta non rispondente ai criteri imposti dalla direttiva 147/2009/CEE, pertanto in assenza di ragioni tecniche e giuridiche che motivino la cattura di uccelli selvatici a scopo di richiami), decadrebbe l’esigenza di formazione degli operatori addetti agli impianti di cattura. Allo stato attuale il decreto legge 91/2014, in corso di conversione, affronta la vicenda ponendo una soluzione normativa che farebbe venir meno la necessità di tali abilitazioni."
Relazione Ispra:
"l’allevamento in cattività delle specie da utilizzarsi come richiami rappresenta difatti una modalità di approvvigionamento in grado di sostituire il prelievo in natura e consentire quindi l’applicazione piena dello spirito e del dettato dell’articolo 9, comma 1, lettera c) della Direttiva Uccelli 2009/147/CE; in assenza di ragioni tecniche e giuridiche che motivino la cattura di uccelli selvatici a scopo di richiamo decade l’esigenza di formazione degli operatori addetti agli impianti di cattura; si ritiene inoltre di aggiungere che le recenti modifiche al quadro normativo introdotte dal decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91 (Gazzetta Ufficiale n. 144 del 24 giugno 2014), hanno portato alla soppressione di ogni riferimento agli impianti di cattura dal comma 3 articolo 4, e conseguentemente anche al ruolo di ISPRA nel valutare l’idoneità del personale operante presso tali impianti".