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News CacciaUmbria, Cavu e Enci: "caccia con l’arco, scelta diversa ma non meno etica" martedì 29 luglio 2014 | | In una nota, il Cavu (Coordinamento associazioni venatorie dell'Umbria) e l’Enci plaudono alla decisione presa dalla Commissione e dall’assessore regionale Cecchini, di autorizzare la caccia di selezione con l'arco.
"Senza dubbio la caccia con l’arco ai mammiferi - dicono le associazioni - rappresenta il punto di incontro più alto fra etica e cultura venatoria, in quanto chi sceglie il compound – come lo chiamano gli americani – ha già maturato da tempo quella rinuncia implicita al carniere che ne fa realmente un Cacciatore. Una persona, cioè, che esce sul territorio non per abbattere ad ogni costo, ma per stabilire con i selvatici un forte rapporto di competizione etica, quasi primordiale, che soltanto dopo decine di appostamenti senza esito, dopo diverse rinunce al tiro per elementi di difficoltà che ne avrebbero minato il corretto esito, condurrà ad avere una chance di tiro utile e – forse – all’abbattimento finale di un capo".
"Dietro l’arco - spiega la nota - c’è un’etica precisa: chi sceglie di usarlo sa già che molto spesso dovrà rinunciare al tiro, senza contare che le distanze utili tra cacciatore e preda si abbreviano notevolmente rispetto alla carabina, il che rende ancor più difficile l’avvicinamento e rara, rarissima la riuscita dell’azione venatoria. Vale la pena sottolineare, a tal proposito, che in Italia –e pertanto anche in Umbria – la legge quadro nazionale 157/92 che regola l’attività venatoria annovera l’arco tra i mezzi di caccia, insieme al fucile e al falco. Pertanto, anche se in pochissimi nella nostra regione, alcuni appassionati arcieri si dedicano da anni al prelievo del cinghiale in forma singola".
Secondo le associazioni "lo scalpore che sta suscitando l’approvazione, da parte della Commissione regionale, dell’atto che consente agli arcieri di cacciare anche cervidi e bovidi con il metodo selettivo - vale a dire all’aspetto e seguendo un ben preciso piano di abbattimento, basato sui censimenti che precedono l’inizio della stagione venatoria – trova spiegazione solamente nella non conoscenza della legge e delle pratiche venatorie e balistiche, oltreché, come da copione, nella malafede di chi cerca continue occasioni per sparare a zero sulla caccia in sé".
"Non ce ne vogliano gli animalisti più sensibili, ma per comprendere il corretto funzionamento di un’arma - sottolineano - occorre analizzarne gli effetti balistici e l’arco non è meno letale della carabina. Un esperto arciere - ed ecco il perché dell’obbligatorietà dei corsi di tiro – sa dove indirizzare la sua freccia per non arrecare inutili sofferenze al selvatico. Tutto ciò premesso, ciascuno è libero di essere contro o a favore della caccia: ci mancherebbe. Ma sparare a zero e con volgarità su di una istituzione soltanto perché consente una pratica venatoria assolutamente etica e legale, è un qualcosa di ideologicamente sterile e privo di senso. Per questi motivi, da parte di tutte le associazioni venatorie aderenti al Cavu, e anche da parte dell’Enci, va il plauso all’assessore Cecchini per aver accolto questa richiesta del mondo venatorio ed per averla fatta approvare".
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