Mentre in Italia Istituzioni e Associazioni venatorie lavorano per rispondere con correttezza alle linee guida di una caccia sostenibile così come dettate dall’Europa e applicate in tutta l’Unione, si cerca di far prevalere posizioni basate su preconcetti e visioni di parte che sembrano essere limitate solo al nostro Paese
In queste ore nei “Palazzi” del Governo e del Parlamento circolano documenti provenienti dalla Rappresentanza permanente d’Italia presso l’Unione Europea inviati dal Consigliere Nicola Minasi. Oggetto degli stessi il tema dell’applicazione della Direttiva 2009/147/CE (Direttiva Uccelli), per criticare, anche se parzialmente, il Decreto fatto dal Governo.
Non possiamo non rimanere stupiti per la solerzia e l’attenzione con le quali il Dott. Karl Falkenberg, insieme ad altri, sembra essere impegnato a seguire le vicende italiane della Direttiva Uccelli “minuto per minuto”, mentre non ci risulta che sui temi venatori venga fatto altrettanto e con tanta perentorietà per altri Paesi europei.
La domanda, a questo punto spontanea e doverosa, può essere una sola: a chi giova?
Alla luce delle diversità di trattamento della fauna selvatica in altri Stati, alcuni dei quali anche meno impegnati rispetto a quanto l’Italia fa per tutelarla, sarà cura delle Associazioni venatorie nazionali porre formalmente la questione alle Istituzioni Europee al fine del raggiungimento di una chiarificazione su un principio generale: ovvero che “la legge è uguale per tutti ovunque e dovunque”, sia per gli esseri umani che per gli “uccelli”.
Nel contempo vorremmo tranquillizzare l’Ambasciatore Sannino e i “giudizi preventivi” che vengono “sentenziati” sulle norme scritte in Italia invitando a prendere conoscenza dei contenuti attraverso i quali, grazie all’impegno del Senato della Repubblica Italiana e con l’interesse positivo delle Associazioni venatorie nazionali (consapevoli e convinte che occorra superare le procedure d’infrazione) il Decreto Legge 91 del 24 giugno 2014, è stato migliorato nel dibattito parlamentare.
Il Senato ha già formalizzato e la Camera dei Deputati dovrebbe completare nei prossimi giorni l’iter di conversione del Decreto legge che prevede esclusivamente strumenti e modalità identiche a quelle usate in altri Paesi europei e il Governo, entro sei mesi, procederà con apposito Decreto a far adeguare le legislazioni regionali.
L’augurio è che i Commissari europei, i dirigenti, i tecnici vogliano ora fornire una adeguata comparazione su strumenti e modalità, oltre a forme di attività venatoria come la caccia con le reti, permessa e praticata da altri Paesi e in Italia vietata.
Di norma, la scelta precisa su come attuare le disposizioni delle Direttive, anche di quella “Uccelli”, dovrebbe essere delle autorità nazionali, comprese quelle italiane. Probabilmente verso il nostro Paese c’è qualche “insofferenza” sollecitata da lobby animaliste, privilegiate a interloquire direttamente con le “stanze dei bottoni” europee per condizionare le nostre Istituzioni.
Forse i confini delle competenze e dei ruoli sono stati superati. Non sarebbe cosa sbagliata approfittare dell’occasione per riportarli nell’ambito delle competenze e del rispetto istituzionale.
Federcaccia, Enalcaccia, Arci Caccia, Liberacaccia, ANUUMigratoristi e CNCN
Roma, 1 agosto 2014 |