Andrea Tedone è l'autore di “Tracce dal bosco”, una raccolta di avventure legate alla vita dei boschi piemontesi, in particolare quelli della Valle Maira, dove si è trasferito da alcuni anni alla ricerca di un contatto profondo con la natura. Scrivere per lui è una necessità. “Ho iniziato a pensare alla scrittura quando sono diventato papà, per avere memoria, molti anni dopo la nascita di mia figlia, di tutte le cose che ho fatto e di tutti gli avvenimenti di cui sono stato testimone. Prima di essere uno “scrittore” - dice - sono un ascoltatore e un narratore; i miei racconti hanno la forza e la semplicità dei racconti attorno al fuoco”.
Insegnante e consulente per mestiere, nel tempo libero Andrea è anche un cacciatore, anche se, come si definisce lui stesso piuttosto “atipico”. “Ho iniziato ad andare a caccia con la fionda e le pietre – racconta -. Poi sono passato al fucile ad aria compressa, al flobert, all'arco, alla balestra e al fucile. Discendo da una famiglia di cacciatori. Cugini, zii, nonni, bisnonni, trisnonni, da generazioni, passano ai più giovani la cultura della caccia, il rispetto verso gli animali e la natura in generale. Posso dire con assoluta onestà di non essere arrivato alla caccia, ma di essermici trovato dentro sin dalla nascita (il 13 ottobre, in pieno periodo venatorio)”. “Credo che la caccia, se fatta con buonsenso, senza la prerogativa unica di uccidere o far numero, possa essere una importante risorsa per la tutela e la conservazione del patrimonio faunistico della nazione” argomenta.
“Pur amando il “cecchianggio” - sottolinea - , non mi piace la politica della caccia di selezione. Le zone migliori... vanno sempre ai soliti, i palchi migliori... vanno sempre ai soliti. Pagare fior di quattrini per poi litigare e masticare amaro, sinceramente non fa per me”. Pratica invece la caccia al cinghiale in solitaria. “Vado senza cani, seguendo le tracce, conoscendo molto bene le zone in cui il Re del bosco si muove o si riposa”, ma ultimamente ha preso in considerazione l'idea di prendere un Alpenlaendische Dachsbracke, per migliorare il proprio stile di caccia. Non disdegna anche la caccia alla piuma, ma non avendo un cane idoneo per il momento si dedica ad altro (l'ultimo cane, un setter inglese, aveva il vizio di sbranare la preda o di scappare via al momento dello sparo). Andrea si reputa un uomo fortunato, visto che ha una fidanzata che condivide la sua stessa filosofia di vita. “Quest'annata venatoria la farà ancora come accompagnatrice, ma è già in cantiere il desiderio di prendere il porto d'armi uso caccia per l'annata venatoria 2015/16”. |