La Giunta regionale del Veneto ha adottato il nuovo Piano Faunistico Venatorio (2014 - 2019), trasmettendolo al Consiglio regionale per il prosieguo dell’iter. Soddisfatto l'Assessore Stival, che commenta: "dopo un lungo e meticoloso cammino di elaborazione e di confronto a 360 gradi, che ha prodotto ben 703 osservazioni è scaturito un Piano moderno ed equilibrato, capace di guardare anche oltre il quinquennio di validità. Un documento nel quale abbiamo contemperato le esigenze dei cacciatori ed il loro sacrosanto diritto a esercitare una passione che è nella tradizione identitaria del Veneto, e quelle della tutela dell’ambiente e della fauna. Senza contare l’importante volano economico che la caccia produce con il suo vasto indotto commerciale per l’intero Veneto. Questo piano è tra l’altro fra primi a livello nazionale ad essere approvato sulla base delle nuove rigide direttive europee. Ora il tutto è nelle mani dei colleghi del Consiglio regionale – aggiunge Stival – con l’auspicio che il Piano possa diventare legge al più presto, per supportare l’intera attività venatoria regionale”.”.
Il Piano, composto da numerosi allegati tecnici, indica una significativa serie di obiettivi strategici.
1) Conseguire gli obiettivi di conservazione e tutela della fauna e degli habitat posti dalle Direttive comunitarie in base ad una razionale programmazione del territorio e delle risorse naturali.
2) Valorizzare le attività gestionali e venatorie e le tradizioni venatorie regionali legate alle peculiarità territoriali e faunistiche.
3) Ottenere un misurabile miglioramento dei parametri di autosufficienza della produzione di selvaggina cacciabile e una riduzione dei contingenti di selvaggina “importata” da altri territori.
4) Gestire il naturale ritorno dei grandi carnivori sulle Alpi attraverso il coordinamento a livello intra ed extra regionale.
5) Ricondurre il fenomeno dei danni causati dalla fauna selvatica alle attività agricole a livelli di sostenibilità economica e di tollerabilità, favorendo le attività di prevenzione.
6) Contenere l’espansione, tendendo all’eliminazione, di specie estranee al panorama faunistico regionale, in particolare se la loro presenza è in conflitto con le attività antropiche e con la salvaguardia delle specie autoctone, con particolare riferimento al cinghiale e alla nutria.
7) Valorizzare il prelievo venatorio come strumento di equilibrio nella gestione degli ungulati per favorire il miglioramento qualitativo e l’equilibrio numerico fra le diverse classi di età.
8) Promuovere un miglioramento in termini qualitativi e quantitativi del livello di conoscenza delle componenti faunistiche regionali, dei parametri relativi all’attività venatoria e a tutte le attività connesse alla gestione faunistica.
9) Attenuare i livelli di “conflitto” e di “percezione negativa” rispetto alla caccia da parte dell’opinione pubblica e del mondo agricolo ponendo attenzione al riconoscimento della proprietà privata e alle attività economiche e socio culturali in ambito agro-silvo-pastorale che manifestano livelli di criticità nella compatibilità con l’attività venatoria.
10) Promuovere più sinergia negli obiettivi ed un maggior coordinamento delle scelte tra la gestione privatistica della caccia (nella Aziende faunistico-venatorie e agro-turistico-venatorie) e la gestione programmata (negli Ambiti Territoriali di Caccia – ATC).
(Regione Veneto)
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