In merito alle dichiarazioni sul quotidiano La Stampa dell'assessore regionale piemontese Giorgio Ferrero, che propugnava il divieto di caccia alla fauna alpina (coturnice e pernice bianca), registriamo una puntuale presa di posizione, sia nei confronti del quotidiano, che all'assessore, di Ezio Cardinale, Presidente provinciale dell'Arcicaccia di Cuneo. Riportiamo integralmente la lettera spedita all'Assessore: "Gentile Assessore,
In merito a quanto da lei paventato ed espresso nell'articolo sopra riportato, mi sento in obbligo di rappresentarLe che la caccia in questione è già di per se, così come viene intesa e gestita, tra le più conservative ed attente tra tutte le forme di attività venatoria!
Infatti le specie in argomento vengono prelevate previo censimenti e conseguenti piani di abbattimento, ovvero si va ad incidere solo sugli interessi, e pure in minima parte, senza intaccare il capitale. E' pur vero, inoltre, che in molti contesti si autorizza un numero esiguo di cacciatori ad effettuare i censimenti. Probabilmente aumentando la quota di partecipazione, si otterrebbero anche risultati più consoni e quantomeno ampi.
Appare invece sicuramente corretto, così come già evidenziato nell'articolo in argomento, che le dinamiche della popolazione della citata fauna sono da sempre fluttuanti nel tempo, per motivi legati alle condizioni ambientali e non certamente alla caccia.
Interessante mi pare anche il commento che mi è stato inviato in merito alla questione da un Amico che pratica detta forma di caccia e che qui di seguito riporto:"Giusto per capire di cosa si parla: lo scorso anno, in val Po, piano di abbattimento per ben 6 bianche ed 11 cotorne. Mi piacerebbe capire l'impatto sulle dinamiche di popolazione all'interno di un territorio di 31.552 ettari."
Ma la domanda delle domande a cui tutti i cacciatori, e spero non solo loro, attendono una risposta credo sia:" Nei territori ove la caccia è chiusa da decenni o magari da sempre, le specie in questione risultano più numerose che in quelli aperti all'attività venatoria?"
Ora, se il "nuovo", il "positivo" che avanza, anche per ciò che concerne l'attività venatoria, vuole e vorrà far riferimento a studi e ricerche seri e credibili, tale potrà essere veramente considerato ed apprezzato, diversamente, se si continueranno ad inseguire le sensazioni o peggio gli isterismi di "alcuni", l'agire di chi governa la "res publica" non si potrà certo apprezzare come "novità" e men che meno come valida e veramente costruttiva.
Ringrazio per l'attenzione e porgo cordiali saluti".
Ezio Cardinale, pres. prov. Arcicaccia - Cuneo
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