A seguito della nota della dirigente Bonomo che ha concesso una dilazione per poter utilizzare i richiami vivi durante l'attività venatoria anche se non registrati nella banca dati regionale, (purché in possesso di dichiarazione di ricevuto da parte della Provincia, degli A.T.C./C.A. o delle Associazioni venatorie), il Presidente Enalcaccia Bergamo, Gian Carlo Bosio, risponde con una lettera alla Regione nella quale contesta l'intero approccio sulla questione richiami vivi.
Per Bosio non è chiaro se c'è stato un accordo con la Commissione Ue al fine di non aggravare il contenzioso in materia di approvvigionamento dei richiami e per ottenere il parere favorevole dell'Ispra. Cosa che ritiene illegittima. “Si deve purtroppo costatare che gli impegni, o gli accordi, necessari per superare le procedure di infrazione dovrebbero essere sempre incardinati in un quadro normativo, oppure dovrebbero essere ottemperanti ad una pronuncia giurisprudenziale” dice Bosio, sottolineando che “né la Direttiva Uccelli (09/147/CE), né tanto meno alcuna sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, e nemmeno le interpretazioni della stessa Commissione sulla Direttiva (Guida interpretativa, siti net, ecc), non parlano mai di un simile strumento, quale quello della Banca dati”.
Secondo Bosio la banca dati potrebbe servire a scopi diversi da quelli dichiarati. “Alla luce dei fatti, la Banca dati sembra essere improvvisamente diventata uno strumento di controllo sui richiami vivi in possesso dei cacciatori, ma al momento si ritiene che sia illegittimo l’accesso da parte degli Organi di controllo per motivi diversi da quelli per cui è costituito e per cui i cacciatori hanno fornito i dati. Questione questa già sollevata dalle Associazioni venatorie, anche perché la previsione della Banca dati è stata inserita con una Legge regionale comunitaria per assecondare le richieste para-giuridiche della Commissione Europea e dell’I.S.P.R.A., ma in qualunque accezione non per ragioni di controllo sull’attività venatoria".