Il regolamento laziale che ha stabilito le modalità di caccia a tutela dell'orso marsicano nel territorio del Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise (limitazioni sulle modalità di caccia, in particolare riduzione del numero dei cani utilizzabili per la caccia al cinghiale), è criticato duramente dai sindaci della Valle del Comino. Contro il decreto si sono coalizzati tutti i sindaci della valle di Comino interessati, radunati intorno ad un tavolo tecnico dal sindaco di Picinisco Marco Scappaticci e dal responsabile dell’Associazione Cacciatori di Picinisco Fabrizio De Marco.
In una riunione i primi cittadini di Alvito, Picinisco, S. Biagio Saracinisco, S. Donato Valcomino, Settefrati e Pescosolido, ma anche quelli di Campoli Appennino e Vallerotonda hanno dato l’adesione alle prossime iniziative da assumere, hanno deciso di opporsi con ogni mezzo consentito alle disposizioni previste dal Decreto, in particolare nella parte riguardante le limitazioni alla caccia. Nei prossimi giorni, dopo una consultazione di tipo legale, sarà presentato un articolato ricorso al Tar e saranno coinvolti anche i consiglieri regionali del territorio per proporre una interpellanza urgente al presidente della Regione Lazio.
“Le limitazioni sulla caccia al cinghiale – dichiara il sindaco di Picinisco Marco Scappaticci – sono un vero e proprio flagello per la nostra economia che si basa sulla pastorizia e sulle aziende faunistiche locali. La riduzione del numero dei cani scoraggia sicuramente i cacciatori che vengono da lontano, che preferiranno altre zone e quindi altre aziende, arrecandoci un danno economico e turistico a carico delle aziende ma anche del settore della ristorazione ed alberghiero". Secondo i sindaci "è paradossale che per proteggere l’orso marsicano, che nella nostra area non ha mai fatto registrare casi di orsi uccisi dai cacciatori, si proteggano i cinghiali, il cui numero per ragioni climatiche si è triplicato, che sono responsabili di danni enormi alle colture e ai cittadini in tutto il nostro comprensorio. Danni quantificati in circa 400.000 euro l’anno mai risarciti; dovrebbe farlo la Provincia ma ha un capitolo specifico di soli 50.000 euro! Chi paga i restanti danni”?".
© RIPRODUZIONE RISERVATA