Il Tar del Friuli Venezia Giulia a luglio scorso aveva dato ragione alla Lac, invalidando il provvedimento regionale che aveva permesso gli abbattimenti in deroga dei cinghiali da parte degli agenti preposti, con l'ausilio dei cacciatori. A seguito di quella decisione la vicepresidente della Provincia, Mara Cernic, aveva parlato di “potenziale problema”, vista la difficoltà evidente nel raggiungere la quota di abbattimenti stabiliti. Oggi, interviene nuovamente, per sottolineare che il problema è divenuto “tremendamente reale. E non di poco conto”.
“Non si potranno effettuare più abbattimenti in deroga - dice la Cernic - e ciò costituisce un’emergenza perché gli ungulati si sono diffusi in maniera eccezionale e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. La sentenza del Tar dice che i prelievi in deroga non possono essere effettuati da altri se non dalle guardie provinciali. Il nostro ente, negli anni, ha abilitato diversi cacciatori per affrontare al meglio il problema dei cinghiali. Ebbene: questa sentenza rimette tutto in discussione. Non resta che attendere il Piano faunistico regionale".
Il provvedimento, riferito in particolare alla provincia di Pordenone, prevedeva l'abbattimento di 85 cinghiali complessivi da suddividere, a seconda della presenza e della opportunità di prelievo tra i Comuni di Meduno, Sequals, Travesio, Pinzano al Tagliamento, Polcenigo, Caneva, Fontanafredda, Morsano al Tagliamento, Aviano, con la specificazione che al raggiungimento di risultati positivi era possibile, su richiesta, una sola integrazione del contingente sino ad un massimo complessivo di 150 esemplari e si autorizzavano ad attuare detti i piani gli agenti di vigilanza ittico venatoria della Provincia di Pordenone con l’ausilio dei cacciatori.