La modifica dello status della nutria, uscita definitivamente dal novero delle specie selvatiche protette dalla 157, ha dato uno scossone agli amministratori pubblici, che ora si trovano costretti a fare il punto della situazione, in modo da
garantire una migliore efficienza nella lotta alle specie invasive, obbligati dalle nuove disposizioni UE in materia. Mentre a Milano si pensa ad un provvedimento tampone per non perdere le risorse finanziarie messe a disposizione per i programmi contenitivi, In Emilia Romagna la Regione ha
predisposto uno schema di ordinanza per aiutare i Comuni ad organizzare i piani di abbattimento.
Dal 21 agosto, infatti, le nutrie rientrano nella stessa categoria di topi, ratti, talpe e altre arvicole. Pertanto, dice la Regione, ogni cittadino può contrastare la presenza, nel rispetto dei limiti di legge. Nelle situazioni in cui la diffusione dell’animale sia particolarmente significativa e costituisca una grave minaccia per le arginature di fiumi e canali, nonché per le colture agricole, - spiega la nota regionale - il Comune può predisporre un’azione di contrasto mirata attraverso una specifica ordinanza. La nuova classificazione delle nutrie è dovuta alla legge nazionale 216/2014, che ha convertito il DL Competività. Prima questi roditori rientravano nell’elenco delle specie della fauna selvatica come ad esempio i cinghiali e gli altri ungulati.
Secondo lo schema di ordinanza messo a punto dalla Regione, e che ha ottenuto il parere favorevole dell’Ispra, i piani di controllo comunali potranno coinvolgere i coadiutori (ovvero cacciatori espressamente autorizzati), il personale della protezione civile, quello di vigilanza del reticolo idrografico; i cacciatori in genere nel rispetto del calendario venatorio, gli stessi agricoltori (regolarmente muniti di porto d’armi), purché limitatamente al proprio fondo agricolo.
In questi anni la Regione ha garantito una regolare azione di contenimento (una media di 60 mila animali all’anno), che ora potrà essere continuata dai Comuni utilizzando le opportunità offerte dalla legislazione regionale sulla presenza di specie infestanti quali appunto topi e altri roditori. La nuova classificazione comporta l’interruzione dei risarcimenti che fino ad oggi la Regione ha riconosciuto alle aziende agricole per i danni alle colture provocati da questa specie in quanto non compresa nell’elenco della fauna selvatica.