“Il piano di limitazione dei danni da volpe ha come prima finalità quella di proteggere le specie di fauna in declino sul territorio provinciale, specie come lepre e starna, poi la tutela di allevamenti di animali di bassa corte e infine il controllo sanitario. Non si tratta di caccia alla volpe”. Lo ha dovuto precisare la Provincia di Piacenza, a seguito di attacchi delle associazioni ambientaliste e animaliste relative al piano di controllo della volpe, riportate dagli organi di informazione.
Starna e lepre a Piacenza sono oggetto di un sistema di tutele che vincola fortemente le possibilità di prelievo sulla prima e le vieta completamente per la seconda. La volpe è una delle prime cause del declino. Inoltre la specie è un vettore per alcune patologie che possono colpire l'uomo, quindi va tenuta sotto controllo per motivazioni sanitarie. Il piano di contenimento, per tutti questi motivi, ha ottenuto parere tecnico favorevole dall'Ispra. Tutto è stato fatto a norma di legge insomma. Anzi, la Provincia, dopo aver incontrato gli animalisti, aveva deciso, nonostante il parere favorevole dell'Ispra, di escludere dal nuovo piano la possibilità di abbattimento in tana.
"Le attività di limitazione diretta della volpe - spiega la Provincia - vengono realizzate in modo puntuale negli istituti faunistico-venatori in cui vige il divieto di caccia e che hanno fra le proprie finalità, previste dalla normativa, la ricostituzione di popolazioni naturali di fauna. Non si tratta quindi di interventi generalizzati e indiscriminati, ma circoscritti a zone che interessano un quarto del territorio provinciale. In alcune di queste zone i monitoraggi, condotti anche in collaborazione con l'Università degli Studi di Pavia, hanno dimostrato che la volpe è implicata nella morte di oltre il 70% delle lepri e delle starne".
"Emerge pertanto - conclude il comunicato - come il provvedimento adottato, che prevede ulteriori prescrizioni per l'attività gestionale degli Atc quali l'obbligo di riduzione di immissioni di animali di allevamento e il divieto esplicito di ricorrere ad animali di importazione, non abbia nessun intento di compiacere le associazioni di categoria, ma solo quello di concorrere a ripristinare equilibri territoriali oggi alterati. Le figure incaricate della realizzazione del piano sono infatti operatori appositamente preparati, che rappresentano una minima percentuale dei cacciatori piacentini".
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