Non so cosa mi spinse, ricordo solo quando una mattina mi svegliai, cercai tra i cassetti la licenza di mio papà per trovare un indirizzo o un contatto di chi chiamare per poter chiedere informazioni per la scuola di abilitazione all’esercizio venatorio, fu una cosa irrazionale. In quel momento non mi rendevo conto in che fantastica avventura sarei stata catapultata. Trovate le carte di mio padre telefonai all’associazione a cui era iscritto che mi dissero: “le do il numero del maestro che tiene le lezioni, chiami che le spiegherà tutto”.
Dopo una prima chiamata senza risposta arrivò la tanto attesa telefonata, chiesi subito informazioni e, con la stessa professionalità di come tiene le lezioni, il maestro diede le risposte a tutte le mie domande e gli dissi: “mi raccomando si ricordi di chiamarmi quando iniziate, non si dimentichi”, ma io, per paura che non mi richiamasse e di ritrovarmi senza corso, ogni mese gli telefonavo per ricordaglielo. Pprobabilmente avrà pensato che fossi pazza e dubitato della mia stabilità mentale... Quando finalmente iniziò la prima lezione di legislazione mi sentivo un pesce fuor d’acqua, tanti occhi puntati addosso che si facevano la stessa domanda: “che ci fa questa qua?”. Tornai a casa con mille nozioni in testa e un libretto pieno di appunti presi con frenesia. C ol proseguire delle lezioni diventammo un bel gruppetto affiatato, stringemmo amicizia e così iniziò per me una nuova esperienza di vita , tutti i giovedì sera e di nascosto da mia mamma per paura di sentirmi dire in tono arrabbiato: “sei proprio una Bicego, pazza come tuo padre!!!”, anche se in realtà sarei stata contenta di sentirmelo dire!
Devo confessare che è stata dura per me, non sapendo niente della L. 157/92, tanto meno di fucili e munizioni, per non parlare di tutte le specie di uccelli di cui imparare nomi, morfologia , alimentazioni ecc. Ricordo, una volta iniziato il corso, visto il materiale didattico e le nozioni che bisognava imparare dissi al mio insegnate: “non ce la farò mai!”. Ma lui rispose: “ce la farai... la passione che ti ha spinta fino a qui ti aiuterà a mettercela tutta e a non mollare!!!”.
Poi arrivò il giorno dell’esame, l’emozione e l’agitazione non si possono descrivere e ancora oggi quando ci penso mi sembra di sentire ancora le gambe tremare e il cuore battere all’impazzata. Ricordo pure le risate quando un mio compagno di corso, dalla felicità di aver superato l’esame, si mise a saltare come un capriolo perdendo le scarpe nel cortile della sede della Provincia. La soddisfazione per me fu enorme come pure per la mia famiglia che ha visto portare avanti la tradizione di mio nonno e mio papà e per il mio maestro che è stato presente e sempre pronto a dar consigli per tutta la durata dell’esame.
Così diventai ufficialmente una cacciatrice. Che non è sinonimo di possessore di porto d’armi e abilitazione all’esercizio venatorio ma è sinonimo di persona che pratica questa arte con il cuore, con il rispetto delle persone , dell’ambiente e degli animali. Che è sensibile ai problemi dell’ambiente e della fauna selvatica, che ama le tradizioni e cerca di portarle avanti con orgoglio. Che non deve abbassare lo sguardo di fronte ai fantomatici ambientalisti di città che non conoscono neanche cosa siano i fili d’erba, ma che è ben conscia del nostro ruolo e della dignità della nostra attività. Che legge negli occhi del suo ausiliario l’amore e la gioia di stargli accanto e di vedergli fare un ottimo lavoro. Che caccia non è solo per il gusto di abbattere animali ma perché in essa trova: conoscenza ,rispetto ,fatica e sacrificio. Che nel bosco non ne vede solo un’ambiente dove fare carniere ma ne coglie i colori, gli odori, i sapori e si emoziona nel vedere l’alba e non si scoraggia sotto la pioggia battente o il freddo pungente!!!
Non mancarono di certo le critiche da parte di amici che poi si rilevarono meri conoscenti. Coloro che non vanno a caccia non potranno mai capirne il significato e resteranno per sempre dei ciechi in un mondo sfavillante di colori.
Dallo scorso hanno ho intrapreso un’altra bellissima avventura, quella di insegnante al corso di caccia . Vedermi “al di là della barricata” è stato veramente emozionante. E’ stato durante queste serate che mi sono resa conto che loro sono il nostro futuro, il futuro della nostra intramontabile passione. Questi ragazzi non si danno per vinti, nonostante la caccia venga vilipesa e oltraggiata da mass media che, con arrogante ignoranza, sputano sentenze e contro corrente affrontano questa sfida. Non è semplice al giorno d’oggi prendere la decisione di cominciare questo cammino, bisogna avere la caccia dentro ed essere tutti d’un pezzo. Leggere nei loro occhi l’entusiasmo e la voglia di percorrere una strada che anch’io avevo percorso, con le sue gioie e le sue difficoltà, vedere la determinazione per il raggiungimento di un obiettivo importante che li contraddistinguerà per tutta la vita e li renderà sempre fieri di essere Cacciatori e promotori della Cultura rurale mi appagheranno sempre e mi faranno ricordare di aver intrapreso, in quel momento di follia, una delle strade più belle della mia vita .
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