Fra le altre azioni urgenti proposte dalla Cia Toscana a seguito del convegno sull'emergenza ungulati, c'è l’attivazione degli interventi di contenimento e di prelievo nei parchi e nelle aree protette. I parchi sono infatti il fulcro del problema dell'aumento esponenziale delle popolazioni, fungendo da serbatoi di ripopolamento. I numeri parlano chiaro, a fronte dell'aumento dei contenimenti in tutto il territorio non protetto, cinghiali, caprioli e altri ungulati la fanno da padrone. Sono 400 mila secondo le stime toscane: 20 cinghiali ogni 100 ettari (mentre il Piano Faunistico Regionale prevede 0,5-5); 5 ungulati per ogni agricoltore e 10 milioni di euro di danni produttivi negli ultimi 5 anni.
“Le proposte che avanziamo – ha sottolineato Luca Brunelli, presidente Cia Toscana - si fondano su quattro pilastri fondamentali, uno di carattere-istituzionale, gli altri di ordine politico, riferiti ai principi ispiratori delle norme e dei piani di gestione faunistica. Un riordino della Governance – spiega Brunelli - che ponga fine alla stagione dei conflitti di competenza e dei rinvii, che rappresentano le principali cause di ingovernabilità del sistema di gestione. Quindi occorre fare una netta distinzione, in questo contesto ed a partire dai principi generali della L. 157/92, tra le norme/procedure da applicarsi per le specie in esubero, come nel caso degli ungulati, e quelle per le specie a rischio di estinzione. E poi – prosegue il presidente Cia - il riconoscimento del fenomeno della sovra-popolazione degli ungulati come “emergenza nazionale” agricola ed ambientale. Infine è necessaria una pianificazione venatoria compatibile con il diritto di tutela preminente dell’agricoltura, in quanto comparto produttivo e fonte di reddito per chi vi opera, rispetto al quale debbono essere regolate e riequilibrate le densità venatorie”.
Quasi sempre le iniziative di contenimento, constata Cia Toscana, si impigliano in una inestricabile ragnatela nella quale si intrecciano interessi corporativi e di parte, conflitti di competenze tra Istituzioni, interventi della Magistratura, ricorsi alla Corte Costituzionale. A restare impigliati nella rete sono gli agricoltori, che vedono messa in discussione la propria “libertà di impresa” ed i propri redditi, avendo una sola certezza: che i danni arrecati dal “patrimonio patrimonio indisponibile dello Stato” rappresentato dalla fauna sarà ripagato, quando va bene, solo in minima parte.
Fra gli interventi della tavola rotonda, citianmo quello del viceministro alle Politiche Agricole Andrea Olivero: “la caccia – ha detto - da sola non rappresenta una risposta per il riequilibrio animali-natura”. Il viceministro ha rimarcato poi “la necessità di sostenere una forte sintesi fra vari soggetti e non agevolare la logica del conflitto”. “Le realtà venatorie sono nostre alleate – ha concluso il presidente Cia Toscana Luca Brunelli -, ma non confondiamo il reddito degli agricoltori e delle loro famiglie con il passatempo di altri”.
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