Scrivo queste righe praticamente all’indomani delle ennesime alluvioni che hanno colpito gran parte del nostro Paese. Questa situazione dovrebbe preoccupare, in primis, il Ministero dell’Ambiente spingendolo, assieme alle altre componenti governative e istituzionali, a ricercare, finalmente soluzioni adeguate a prevenire tali disastri piuttosto che a cercare di curarne gli effetti a posteriori.
È possibile, mi chiedo, che nessuno si sia accorto che lo sperpero del suolo, il suo abbandono e la mancata gestione peggiori ogni giorno di più la già critica situazione di dissesto idrogeologico del Paese? Possibile che nessuno si sia accorto che tale fatto, associato agli innegabili effetti di un cambiamento climatico sempre più evidente (senza per questo volerne addebitare la colpa esclusivamente all’azione dell’uomo) con fenomeni sempre più estremi e frequenti, oltre ai guai già ricordati ha anche probabilmente provocato più vittime umane, negli ultimi anni, di altri gravi fenomeni come, ad esempio, la delinquenza, il terrorismo, o gli incidenti stradali? Ingentissimi danni in termini di perdite di vite umane e economici di ogni tipo, diretti e indiretti, perché il degrado ambientale e la mancanza di sicurezza frenano anche la ricostruzione e la ripresa economica: chi è disponibile a investire in un territorio che non è sicuro? Si deve passare, finalmente, a una visione basata sulla reale difesa del territorio agro-silvo-pastorale e su una sua corretta gestione per garantire maggiore sicurezza e per produrre ambiente, fauna e biodiversità. Purtroppo, mentre l’Italia annega, sembra che per il Ministero dell’Ambiente il problema sia quello dei richiami vivi, tanto da arrivare a diffidare le Regioni Lombardia e Emilia Romagna a revocare le loro delibere sulle catture (nonostante le sentenze positive di TAR e Consiglio di Stato e, nel caso della Lombardia, anche del parere favorevole di ISPRA).
Noi, invece, cerchiamo di dare esempio: ANUUMigratoristi, Federcaccia e Arci Caccia stanno intensamente lavorando per strutturare nuove modalità operative, sempre più unitarie, che si occupino anche delle vere tematiche ed emergenze ambientali. In questo senso va il protocollo di lavoro triennale recentemente sottoscritto con Legambiente per la promozione della tutela della natura che si fonda su quattro pilastri portanti: la protezione di specie a rischio di estinzione; la conservazione del suolo; il racconto di conoscenze e relazioni positive tra storie umane e natura; la raccolta e condivisione di dati faunistici al servizio di tutto il Paese. Tale accordo, inoltre, ha già suscitato l’interesse e l’avvicinamento di varie realtà scientifiche, istituzionali e sociali e consentito l’avvio di un progetto più ampio per la nascita di una nuova filiera di soggetti alleati per una nuova e concreta gestione ambientale che valorizzi le reciproche competenze nell’interesse della collettività. Io auspico vivamente che proprio dal mondo venatorio scocchi la scintilla in grado di illuminare le menti di chi ha, o dovrebbe avere, la responsabilità istituzionale di guidare il Paese verso un futuro migliore non solo economicamente, ma anche e soprattutto sul piano della sicurezza ambientale, riconoscendo finalmente l’insostituibile ruolo positivo della caccia e dei cacciatori italiani.
Il Presidente Anuu Migratoristi
Marco Castellani