Porta la figlia di dieci anni a caccia con sé, pubblica le foto su Instagram, e viene sommersa da giudizi e commenti al vetriolo. E' successo alla giornalista di moda Susannah Constantine, che nel tempo libero è cacciatrice ed è talmente fiera di esserlo che non ha nessun problema a mostrarlo ai suoi followers, pubblicando le sue foto sulla vetrina per eccellenza, quella dei momenti speciali condivisi su Instagram. Per chi non lo sapesse Instagramm, a maggior ragione per chi lavora con la moda e si occupa di comunicazione, come Susannah, è un fondamentale biglietto da visita, molto più importante di ogni altro social network.
La stampa britannica – guidata da una buona fetta di animalismo – si è scagliata contro di lei per le immagini che mostrano la figlioletta a suo agio con un fucilino giocattolo e con un germano stecchito in mano, trattato per quello che è per ogni cacciatore: selvaggina, ottima carne conquistata con lo schioppo del fucile, in questo caso della mamma. Un'immagine felice quella di Cece, che a 10 anni pare abbia già capito lo spirito più puro della caccia: la ricerca, l'attesa, la conquista. Esperienze vissute anche da molte delle nostre AMICHE DI BIGHUNTER. Cece dimostra di aver interiorizzato quel contatto ancestrale con la natura che non ti fa schifare il sangue degli animali. Un contatto che responsabilizza al rispetto della vita di qualsiasi essere vivente. Ucciso sì, ma in maniera ritualizzata (la caccia) e per il più nobile degli scopi: il nutrimento.
Quel volto sorridente ma sporco del sangue (della preda) invece dev'essere sembrato un abominio agli occhi ignoranti (nel senso letterale) dei cosiddetti amanti degli animali. E ogni commentatore (in Italia lo stesso Corriere della sera e La Stampa) si deve essere sentito giustificato nel manifestare una totale disapprovazione, tanto da arrivare a mettere in dubbio la capacità genitoriale della donna. Facile quindi scambiare quella soddisfazione, già così viva in una piccola futura cacciatrice, per puro divertimento di uccidere. Non c'è da stupirsi. Viviamo in una società abituata ad allontanare le responsabilità, e quel naturale senso di appartenenza ad un mondo che ha regole non sovvertibili. Chi si è scandalizzato probabilmente mangia la sua bella bistecca cercando di mandare giù anche il proprio senso di colpa per l'animale ucciso. E, di conseguenza, pretende di leggere quello stesso senso di colpa, che loro hanno già digerito, anche sui volti dei cacciatori. E della bambina Cece. |