Riceviamo e pubblichiamo:
L’IMPEGNO DEI CACCIATORI PER LA GESTIONE DEL TERRITORIO
A distanza di 16 anni dall’approvazione della Legge 157/92 è evidente la necessità di urgenti modifiche per migliorarla e garantire ai cacciatori italiani gli stessi doveri ma anche gli stessi diritti dei loro colleghi a livello europeo.
Su questo tema non mi soffermo, essendo del resto ben note le posizioni da sempre assunte con coerenza dall’ANUUMigratoristi.
Quello che mi preme richiamare è, invece, l’importanza del fatto che – anche per il futuro - la responsabilità di gestire il territorio resti operativamente affidata in primis ai cacciatori ed agli agricoltori.
Le iniziative di gestione del territorio a fini agro-faunistici sono, infatti, da considerarsi veramente strategiche in quanto consentono di conseguire importanti obiettivi non solo per il mondo venatorio e per quello agricolo ma, più in generale, per l’intera collettività.
Grazie ad esse, infatti, si può dimostrare che caccia e agricoltura non sono per nulla incompatibili tra loro o con la difesa e la tutela dell’ambiente ma, anzi, che proprio dal mondo venatorio e da quello agricolo derivano le migliori risorse umane, le professionalità ed anche importanti risorse finanziarie per questi scopi di interesse pubblico.
L’esperienza di questi anni ha dimostrato che, pur in presenza di esempi di lodevole applicazione dei disposti di legge in materia di iniziative di gestione agro-ambientale, molto resta ancora da fare per superare definitivamente vecchie logiche del passato che vedono ancora concentrarsi le energie di molti ATC su una mera gestione amministrativa della caccia e dei cacciatori, spesso in una confusione di ruoli che ha permesso un indebito sconfinamento della loro azione nell’area di competenza decisionale e deliberativa delle Provincie e delle Regioni che è invece assolutamente da evitare per il futuro.
Il vero obiettivo di ogni ATC deve essere invece quello di impostare ovunque una produttiva collaborazione tra cacciatori, agricoltori ed ambientalisti, in sinergia con l’Ente Pubblico, per una nuova e più razionale gestione delle risorse naturali, per la loro conservazione e per la loro razionale ed assennata utilizzazione: un vero e proprio “wise use” delle risorse naturali rinnovabili.
La vera filosofia degli ATC non deve, quindi, intendere il concetto di legame del cacciatore al territorio come vincolo, ma come coinvolgimento e partecipazione attiva e costante del cacciatore alle problematiche delle aree ove egli pratica l’attività venatoria.
Ciò si potrà favorire incentivando – anche legislativamente – la costituzione di ATC, in grado di assicurare una reale omogeneità ambientale, agronomica e faunistica, che renda razionali e produttivi i momenti di pianificazione degli interventi di miglioramento ambientale e dei potenziali faunistici, garantendone un senso ed un ritorno per la collettività.
La programmazione della gestione territoriale – ripetesi territoriale - non ha, infatti, senso se frazionata in una molteplicità di ATC di poche migliaia di ettari di superficie (come purtroppo invece è avvenuto sino ad oggi in moltissime parti del Paese).
Per migliorare ulteriormente occorre poi investire sugli uomini con adeguate iniziative di formazione per portare nei Comitati di Gestione degli ATC una nuova consapevolezza del loro ruolo e le necessarie capacità progettuali e gestionali.
Bisogna perseguire la qualità sia in campo ambientale che faunistico-venatorio.
I Comitati di Gestione dovranno sempre più lavorare – stanziando risorse adeguate - su precisi progetti da costruire con le imprese agricole valorizzando anche il nuovo assetto della Politica Agricola Comunitaria (PAC) ed i possibili collegamenti ai Piani di Sviluppo Rurale (PSR) predisposti dalle singole Regioni, grazie ai quali dovrebbe risultare più agevole conciliare l’attività produttiva dell’impresa agricola con la possibilità di realizzare contestuali interventi di miglioramento ambientale e di razionale gestione faunistica.
È necessario, inoltre, che i Piani Faunistico Venatori (PFV) promuovano e contengano espliciti riferimenti ai contratti territoriali introdotti dal decreto legislativo 228 del 2001, che consente di affidare agli imprenditori agricoli compiti di tutela ambientale e di promozione della biodiversità.
Occorre aprire un confronto fattivo su questo argomento: Associazioni Venatorie, Ambiti Territoriali di Caccia e Organizzazioni Agricole devono, infatti, arrivare a sottoscrivere precisi accordi per il coinvolgimento degli agricoltori nella gestione del territorio.
Gestire il territorio significa anche che – assieme agli agricoltori - i cacciatori dovranno preoccuparsi delle grandi questioni ambientali: la politica sulle aree protette, la gestione delle ZPS, le grandi opere infrastrutturali (strade, ferrovie, canali navigabili, linee elettriche, metanodotti, insediamenti industriali, urbanistici, ecc.). Tutte problematiche di interesse comune che non possiamo delegare a nessun altro.
Nel far questo si dovrà poter contare su un ruolo di supporto che la legge in via di revisione dovrà assegnare all'Ente Pubblico anche per garantire una adeguata visibilità a ciò che viene quotiadianamente costruito con il lavoro di agricoltori e cacciatori, per formare e consolidare nell'Opinione Pubblica la corretta immagine della caccia e dei cacciatori di razionale utilizzazione delle risorse naturali.
Sostenere i rapporti positivi tra agricoltura, ambiente e caccia può, quindi, essere la base di un nuovo patto con la società, per opporsi alla compromissione del territorio agro-silvo-pastorale e rilegittimare l’attività venatoria, facilitando e moltiplicando anche le occasioni e le iniziative di comunicazione e la divulgazione di quanto già quotidianamente realizzato.
Si deve considerare, infatti, che i cacciatori non vanno in letargo con la fine della stagione venatoria, ma sono in grandissima parte attivi tutto l’anno recandosi regolarmente sui rispettivi territori anche quando non possono portarsi appresso cani e doppiette.
Non dimentichiamoci, infatti, delle molteplici iniziative di pulizia dei nostri ambienti (le tantissime giornate del Verde Pulito) che vengono ogni anno organizzate.
I cacciatori, inoltre, non perdono occasione di frequentare i loro ambienti preferiti anche semplicemente per il piacere di monitorarne lo stato di conservazione, di vederne l’evoluzione stagionale e, con essa, quella delle rispettive presenze faunistiche.
All’occhio esperto dei cacciatori ben difficilmente sfuggono i segnali di degrado che diversi fattori possono determinare sull’ambiente e sulla fauna.
Molti casi di inquinamento, comportamenti illeciti, abusi perpetrati a danno dell’ambiente e della fauna sono infatti spesso segnalati proprio dai cacciatori alle competenti Autorità.
I cacciatori e la caccia, quindi, non sono un problema ma una vera risorsa per la collettività.
Un pacifico esercito di sentinelle che vigilano ed operano sull’ambiente nell’interesse di tutti.
Marco Castellani
Vice Presidente ANUUMigratoristi