Anche la caccia dice la sua sulla gestione delle aree protette nel Mondo. Nell’ambito del Congresso Mondiale dei Parchi dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), svolto a Sydney, in Australia, il
Consiglio Internazionale della Caccia (CIC) ha tenuto insieme alla FAO un
incontro sul tema “Aree Protette e Caccia e pesca sostenibile”.
C'è un motivo se a dirlo, insieme all'unione delle associazioni venatorie più importanti a livello mondiale, è la FAO, ovvero l'Organizzazione dell'Onu che ha l'obbiettivo di combattere la fame nel mondo. Il diritto di prelevare in modo sostenibile pesce e fauna selvatica all’interno delle aree protette e intorno ad esse è una battaglia che la FAO combatte a fianco delle organizzazioni dei cacciatori per assicurare la sussistenza di diverse popolazioni. Nel passato le popolazioni locali sono state spesso escluse dalla fruizione delle aree protette e questo ha reso difficile o impossibile per loro accettarle perché si sono viste costrette a lasciare le loro terre e private della possibilità di raccogliere adeguate risorse naturali rinnovabili. Ora le cose stanno cambiando.
Durante l'incontro è stato portato il caso dell'Estonia, dove sono ammesse entrambe le attività in alcune categorie di aree protette e in condizioni specifiche. Il ruolo positivo della caccia per la gestione stessa delle aree protette è importante soprattutto in Africa. Colgar Sikopo dalla Namibia ha evidenziato che se la caccia e la pesca sono ben gestite in alcune o tutte le categorie delle aree protette IUCN, possono essere ammesse come un diritto fondamentale per le persone che vivono all’interno e intorno a queste aree protette. Scott Dowd ha poi illustrato l’esempio brasiliano per documentare come la caccia e la pesca entro e intorno alle aree protette aiuti a fornire reddito per la popolazione locale e ad acquisire le finanze per la gestione delle stesse.
A seguire è stato presentato da Merlijn Van Weerd e Marites Gatan-Balbas l’esempio delle Filippine su come i benefici percepiti dai gestori delle aree protette e da coloro che le regolano corrispondano a quelli delle comunità locali. Infine, il finlandese dottor Madeleine Nyman ha mostrato ciò che, secondo le sue esperienze, sono state le principali differenze tra gli impatti sulla biodiversità, positivi e negativi, della caccia e della pesca sostenibile nelle aree protette rispetto ad altre attività ricreative in questi settori.
(CIC)