Come annunciato dal Ministro Galletti, il Governo ha deciso di annullare con proprio decreto le delibere di Emilia Romagna e Lombardia che avevano autorizzato l'attivazione degli impianti di cattura per il 2014 di uccelli da richiamo per la caccia “poiché – dice il comunicato del Consiglio dei Ministri - non conformi alle norme europee ed interne in materia di conservazione di uccelli selvatici”. “Entrambe le delibere – è scritto nella nota - erano state precedentemente oggetto di diffida e l’annullamento deciso oggi dal Consiglio dei Ministri, proposto del Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, interviene per evitare sanzioni europee”.
A proposito di sanzioni europee, proprio in questi giorni è arrivata la multa dall'Europa per le gravi mancanze dell'Italia sul fronte della gestione dei rifiuti: oltre 40 milioni di euro da pagare ogni sei mesi fino all'esecuzione della sentenza. "Non pagheremo un euro" ha risposto Galletti. "La sentenza della Corte di giustizia Europea sanziona una situazione che risale a sette anni fa. In questo tempo l'Italia si è sostanzialmente messa in regola", ha spiegato il ministro dell'Ambiente, giustificando gli sforzi fatti, che comunque non hanno sanato una situazione di infrazione continua negli ultimi anni, che si è ben esplicitata in termini giudiziari anche al di fuori delle decisioni europee (vedi ad esempio gli scandali anche recenti legati alla mala gestione in Lazio e in Campania).
Evidentemente sulla caccia il discorso cambia. Bisogna prevenire, senza tentare di difendersi. Il provvedimento del governo sui richiami ha fatto infuriare la Lega Nord: “la decisione del Governo Renzi di annullare delibera regionale sull’apertura dei roccoli – afferma Fabio Rolfi – è irrazionale quanto assurda, oltre che lesiva della tradizione venatoria bresciana. Con un atto d’imperio si cancellano tutti gli sforzi per la banca dati, per il censimento dei richiami vivi, per fare chiarezza e consentire di proseguire una tradizione venatoria nel rispetto delle regole e dell'avifauna. In sostanza si legittimano le istanze più radicali di una minoranza rumorosa e spesso violenta, a testimonianza del fatto che forse a Roma si preferisce lo scontro con il mondo venatorio anziché il dialogo. Appare palese ormai che il principale partito di governo, con innumerevoli atti, non da ultimo quello riguardante il divieto di cucinare lo spiedo tradizionale, ha fatto una chiara scelta anticaccia. Come Lega Nord invece – conclude Fabio Rolfi – continueremo a sostenere in modo convinto le giuste aspettative del mondo venatorio bresciano, che chiede soltanto di poter continuare a svolgere la propria attività nel rispetto di regole certe e non punitive.”