Una cosa è certa. Dovrebbero arrampicarsi sugli specchi sia il Ministro Galletti, sia il Governo Renzi, sia i vecchi e nuovi commissari all'ambiente della UE, per spiegarci come mai certe pratiche finora in uso (in deroga) in Italia, da loro considerate non selettive - malgrado che, parliamo di reti, ma non solo, vengano regolarmente utilizzate per uso scientifico e di ricerca - quando invece in Francia ad esempio sono da sempre (alcune in deroga) regolarmente autorizzate.
Ci riferiamo a quelle pratiche collegate alla tradizione popolare, che permettono ai francesi di catturare tordi (ventimila solo nelle Ardenne), allodole (autorizzate fino a seicentomila), pavoncelle. Senza parlare delle Palombiére. Un paese, quello dei nostri invidiati cugini d'oltralpe, dove quando non si arriva con le soluzioni tecniche, che passano anche al vaglio della Corte di Giustizia Europea, interviene la Politica. Quella di gente con la schiena dritta, orgogliosa della propria cultura, delle proprie tradizioni, insofferente alle ideologie d'importazione.
Mentre la UE, dopo una serie di procedure comunitarie che data oltre sette anni, appioppa all'Italia una multa di più di quarantaduemilioni di Euro ogni sei mesi, e il Ministro Galletti si riscalda per garantire che tutto è in regola (non pagheremo!, afferma perentoriamente), la domanda sorge spontanea: sarà mica per sviare l'attenzione che nello stesso giorno il Consiglio dei Ministri vara un decreto contro quelle regioni che insistono con quelle pratiche che in Francia, ma non solo, sono legalmente autorizzate? |