Negli scorsi giorni la Provincia di Ravenna, rispondendo alle polemiche sull
'abbattimento deciso per 67 daini nelle aree naturalistiche di Pineta di Classe, Ortazzo ed Ortazzino, ha precisato che i piani di prelievo per ungulati e altre specie di fauna selvatica
sono attuati da molti anni in tutto il territorio nazionale in conformità alla normativa vigente, quindi dopo i censimenti e avendo acquisito i pareri positivi di Ispra e dell'Ente Parco Delta del Po. Per effettuare gli abbattimenti
sono stati chiamati altrettanti cacciatori, che hanno tempo fino a fine febbraio per terminare le operazioni.
E' questo punto forse che disturba particolarmente le associazioni protezioniste. Al coro di polemici si aggiunge ora anche Legambiente Emilia Romagna, secondo cui la Provincia deve attivare un piano per allontanare i daini “utilizzando il metodo incruento delle catture e il loro affidamento ad altre strutture idonee e al rilascio in altre zone vocate”. "Solo chi ha trovato come soluzione unica e possibile quella di squadre di “tiratori scelti” ed abbattere 67 daini, favorendo così un ristretto nucleo di cacciatori – dice il Servizio Vigilanza Ambiente di Legambiente Emilia-Romagna -, senza guardare a quelli che saranno gli effettivi risultati di diminuzione dei danni e dei problemi di sicurezza esistenti, dei rischi inaccettabili, senza parlare dei problemi etici che tanti cittadini pongono, può continuare a sostenere contro ogni logica e ragione che “bisogna andare avanti”". In verità la Provincia ha valutato attentamente la possibilità di catturare i daini ma ha concluso che si tratta di un'opzione non praticabile. Prima di tutto perchè i daini, in quanto patrimonio indisponibile dello Stato, non possono essere affidati a nessuna struttura privata. E di certo non possono essere immessi in altre zone del territorio agro silvo pastorale dove la densità di ungulati è già al limite.
Visto che la posizione espressa da Legambiente Emilia Romagna sembra essere deliberatamente anticaccia, è bene che i referenti regionali prendano atto del fatto che a livello nazionale Legambiente ha firmato un accordo di collaborazione con le associazioni venatorie proprio sulla gestione delle specie ungulate, riconoscendo ai cacciatori un ruolo importante nel ripristino degli equilibri faunistici a protezione dai danni.