“Mio padre mi insegnò ad amare la montagna, la natura, ad osservare i fiori, ascoltare il fluire dei torrenti e dei ruscelli ed a pregare”. Questa è l'essenza che traspare dai quadri di Aimé Maquignaz, classe 1947, valdostano, conosciuto come politico e pittore. Dopo gli studi in giurisprudenza e una carriera politica (come sindaco in Valtournenche prima e vicepresidente del Consiglio regionale poi), ha scelto di dedicarsi alla gestione dello storico albergo di famiglia e alle sue passioni.
La pittura anzitutto che è particolarissima e suggestiva. Fonde realtà e immaginazione, segnata dall’alternarsi di emozioni e colori, divisa tra osservazione della realtà e creazione fantastica. Nel corso della sua vita artista Aimé Maquignaz ha esplorato diversi percorsi pittorici, che vanno dall’informale fino ad un realismo magico, che esprime intense e vibranti emozioni, dominate dal grande amore per l’ambiente, la montagna. Nascono in questo contesto i “Bleus villages”, fantastici, antichi villaggi di montagna nei quali si repira il profondo e mistico dialogo che l’artista ha con lui, l’incontrastato Cervino.
Maquignaz è anche l'autore di “Il cacciatore di libertà” (2014, Mondadori), un romanzo autobiografico dove i racconti degli alpeggi, delle avventure di caccia sulle Alpi si fondono ai viaggi verso altre civiltà, seguendo l'istinto innato del predatore.
Già conosciuto a livello nazionale e internazionale, grazie alle diverse mostre organizzate in più città italiane, alla Galleria Brera di Milano, in Via Margutta a Roma e a Firenze, Salerno, Venezia, Aosta, ma anche all’estero (Spagna e Francia), Maquignaz ha esposto a Parigi, una mostra personale, in cui, oltre ai magici “Bleus villages”, ha presentato alcune composizioni di stile espressionista, lasciandosi guidare dal mondo dell’inconscio e dell’irrazionale.
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