Lo abbiamo sentito in anteprima su BigHunter.it qualche settimana fa. Da qualche giorno è uscito il suo disco, che presto sarà in vendita su BigHunter.net.
Graziano Giovanetti, con il suo I cieli di ottobre, parla di noi. Degli attimi unici e irripetibili che vive e cerca ogni cacciatore. Delle emozioni, delle attese al capanno, dell'incanto di fronte al cielo, che ogni ottobre si popola di misteriosi migratori. Mette in musica - e in poesia - quello che è il suo mondo. “La mia passione per la caccia – ci racconta - è iniziata con le favole un po’ vere un po’ inventate che mio padre mi raccontava quotidianamente e che suscitavano in me, ancora bambino, grandi emozioni”. “Mio padre – sottolinea - mi ha inoculato il “virus” fin da piccolo tanto che la mia “malattia” nel giro di pochi anni si è rivelata più grave della sua. Poiché il mio grande babbo era fondamentalmente un sognatore, della caccia mi ha trasmesso senza saperlo l’aspetto sognante e misterioso che la lega indissolubilmente alla natura”.
Ha praticato la caccia con il cane alla stanziale e ora prevalentemente quella da appostamento con richiami, “una grandissima passione che quindici anni fa si è concentrata tutta su un altro splendido migratore: il colombaccio”. Insieme ad un amico gestisce due appostamenti fissi nei boschi, alleva colombi e altri richiami. Ma la caccia è tutta bella e lui non si fa mancare nulla. Dopo il passo d’ottobre partecipa anche a qualche battuta al cinghiale ed ogni tanto scende nel fiume sotto casa con due germani e qualche stampo: “non si prende mai niente – dice - ma mi piace stare li quell’oretta mentre si fa giorno o quando si fa sera … per me la caccia è questo, non chiedo di più”. Partecipa anche a due progetti scientifici sulla migrazione del colombaccio e la sua stanzialità attraverso la raccolta dati per i censimenti stagionali. “La natura – sottolinea - va fatta gestire da chi la conosce, da chi è disposto ad un confronto costruttivo e non messa sotto una campana di vetro come erroneamente vorrebbero le nuove filosofie animal-ecologiste".
Poi c'è l'altra passione, quella per la musica. Ha scritto più di settanta canzoni, fra cui brani utilizzati per recital e musical. Già a 19 anni ha conseguito la qualifica di autore Siae e poi quella di compositore melodista. Si è ispirato ai grandi cantautori italiani (Guccini, Battisti, De Andrè), e agli intramontabili pilastri della melodia internazionale, dai Beatles ai Genesis passando dai Pink Floyd. Da diversi anni tiene concerti con la sorella Anna, violinista, e con altri amici musicisti. Una band di otto elementi che si esibisce in diverse manifestazioni pubbliche in Romagna, spesso per raccogliere fondi per beneficenza (come fatto per un un concerto appena tenuto). Con quello che rimane del suo tempo libero gestisce il piccolo uliveto di famiglia “ritengo che olio, pane e vino debbano essere prodotti di ottima qualità” dice.
In questa riscoperta di valori sta a perfezione anche la caccia, che secondo Giovanetti, ha bisogno di un ritorno alla sua dimensione poetica e più pura. “Ritengo sia un peccato che non sia conosciuto lo spirito di questa passione, tanto che molti la definiscono, erroneamente, sport. Effettivamente, se quello che trasmettiamo noi cacciatori al di fuori dell’ambiente venatorio, è l’idea di una caccia basata sui numeri, di stampo consumistico, è facile capire come i non cacciatori non possano cogliere i valori legati a questa disciplina”.
Abbiamo chiesto a Giovanetti, come facciamo sovente con i nostri Amici, di raccontarci un'esperienza vissuta, che abbia a che fare con la caccia. Eccola: “Con oltre quarant’anni di caccia – scrive - ce ne sarebbero di cose da dire ma non bisogna prendersi troppo sul serio e allora vorrei con un brevissimo fatto rendere omaggio a Bobi, un cane randagio che abbiamo adottato, meglio dire… che ci ha adottato scegliendo di vivere per oltre un decennio nella nostra casa. Era un eccezionale cane da caccia e un giorno, dopo aver tracciato in una vigna per dieci minuti un fagiano maschio, adulto e scafato, lo trova in un roveto. Aggira il selvatico per farlo volare verso di me. Il fagiano parte nel pulito…lo manco con tutti e tre i colpi mentre lui lo insegue. Poi visto che il fagiano non cade torna indietro e mi da un bel morsetto in una mano. Non mi ha fatto nulla ma il messaggio mi è arrivato forte e chiaro. Come dargli torto! Grande Bobi!”. © RIPRODUZIONE RISERVATA |