“La caccia è un insieme di emozioni a cui non posso rinunciare. Un piccolo mondo in cui ho la possibilità di mettermi in gioco e sentirmi realmente me stesso”. Lo dice il ventenne Andrea Cavaglià, di Santena (TO), che cacciatore si definisce “per nascita”. Del resto il nonno e il padre, entrambi cacciatori lo hanno portato a caccia prestissimo. “La prima vera uscita è stata quella a camosci, avevo 10 anni. Da li è iniziato tutto” ricorda Andrea.
Per il resto Andrea conduce una vita simile a quella di molti suoi coetanei: studia economia e commercio all'Università, ha una fidanzata e si diverte con gli amici, come qualsiasi altro ventenne. “Non dobbiamo credere che la caccia escluda tutto il resto – spiega -, so che non è sempre facile far convivere tutto, ma niente mi vieta di essere un ventenne cacciatore”. Qualche volta la fidanzata lo ha seguito a caccia ed ha anche apprezzato la cosa. Ma Andrea ci spiega che preferisce viversi la sua passione in solitudine. “Apprezzo il gesto, ma credo che la caccia dovrebbe essere riservata a chi ne capisce il senso profondo. E' fondamentale imparare ad apprezzare ogni singola sfumatura, per capire cosa è davvero andare a caccia”.
Il giovane Andrea Cavaglià pensa che tutte le cacce siano affascinanti, senza distinzioni. “Ovviamente mi sento più legato alle tipiche di montagna, con cui sono cresciuto: i galli, le bianche, i camosci, e tutto quello che quei meravigliosi posti possono regalare. Mi piace stare lassù sempre ad un passo dal cielo, cerco quindi di sentirmi un vero cacciatore di montagna, anche se ho ancora molto da imparare”.
“La caccia – continua Andrea - è per me il miglior modo per salvaguardare l'ambiente, il cacciatore, quello che esce 12 mesi l'anno per anche una sola uscita ad ottobre, e l'uomo che di più è immerso nell'ambiente, lo conosce e lo rispetta, solo conoscendo le malattie possiamo pensare di curarle. Nella mia realtà la caccia in Italia non è più un'orda selvaggia di fucili che sparano qua e là, tutto è sviluppato in maniera sostenibile e che permetta un futuro a noi cacciatori. La si può amare o odiare ma da entrambe le parti voi vi troviate sarebbe molto civile rispettarla”.
Chiediamo ad Andrea quale può essere il contributo di un giovane come lui, per il bene della sua passione. “So che è indispensabile che la caccia si impegni politicamente per cercare di restare a galla al giorno d'oggi, sopratutto in Italia. Però so che questa non è una cosa che sono in grado di fare. A modo mio cerco di far conoscere la caccia, cerco di trasmettere le emozioni che un cacciatore prova attraverso la fotografia e i video, non che sia semplice e non che questo mi riesca sempre, ma mi piace provarci. Le associazioni venatorie sono sicuramente uno strumento utile e svolgono un compito che qualcuno deve pur svolgere. Lavorando insieme per il bene dei cacciatori possono essere molto utili a questo mondo”.
Tra i sogni di Andrea c'è quello di diventare un esperto cacciatore. “Credo che ogni cacciatore abbia delle immagini stampate nella mente, di giornate, ore o minuti che non si scorderanno mai. Sono poi quelle immagini che fanno parte delle storie raccontate davanti ad un camino da vecchi cacciatori che di scarponi ne hanno consumati tanti e che parlano con voce esperta, beh spero di diventare anch'io uno di quei vecchi e poter raccontare la mia storia, magari anch'io davanti ad un camino in una baita prima di uscire a caccia. Se raccontassi adesso ciò che ho visto e vissuto non riuscirei a trasmettere veramente quello che provato, non ho ancora trovato le parole”.