Gira voce che in Friuli il Ministero dell'Ambiente abbia già esercitato il potere sostitutivo e chiuso in anticipo la caccia a tordi, cesene e beccacce al 19 di gennaio. Questa la notizia data da alcuni quotidiani e siti di informazione venatoria. Ma le cose non stanno affatto così. Lo precisa in una nota Paolo Viezzi, Presidente Regionale della Federazione Italiana della Caccia, al fine di "evitare ingiustificati allarmismi". Salvo successivi provvedimenti, quindi, le tre specie potranno essere prelevate in Regione sino al 31 di gennaio.
Finora infatti il Ministero dell’Ambiente ha chiesto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, cui compete la decisione, l’autorizzazione all’esercizio del potere sostitutivo di cui alla legge 131/03, ma l'autorizzazione ad oggi non è stata concessa nè esaminata, per nessuna Regione italiana.
Continua Viezzi: "Non corrisponde a verità quanto affermato dal Ministero dell’Ambiente nella risposta alla “Question Time” dell’VIII Commissione della Camera dei Deputati del 15/01/15 ovvero che la Regione Friuli Venezia Giulia abbia un calendario venatorio in contrasto con la normativa comunitaria essendo il medesimo disciplinato dalla legge regionale n.24/96 conformemente all’art.18 della L.157/92 del quale riprende identico contenuto".
Nessuna procedura di infrazione: "diversamente da quanto lasciato intendere dal Ministero dell’Ambiente e dagli organi di stampa - spiega Viezzi -, allo stato non esiste alcuna procedura d’infrazione nei confronti dello Stato Italiano aperta dalla Comunità Europea in ordine ai periodi d’esercizio dell’attività venatoria alle specie considerate ma solo una richiesta d’informazioni (Eu-Pilot) nel contesto del normale scambio di dati fra Comunità e Stati Membri". Ma c'è di più.
Lo Stato italiano non ha ancora inviato le informazioni richieste dalla Commissione Europea, "per l'intempestiva più che efficente opera del Ministero dell'Ambiente", spiega il Presidente Fidc. Solo così la Commissione potrà determinare l’archiviazione dell’Eu-Pilot, la richiesta di ulteriori dati o l’apertura di una vera e propria procedura d’infrazione. "Allo stato quindi - continua Viezzi - non sussistono i presupposti di applicabilità della legge 131/03 che presuppongono la sussistenza della citata procedura d’infrazione per responsabilità dello Stato Membro diretta o derivata e prematuro quanto ingiustificato ogni provvedimento di chiusura anticipata alle specie Tordo, Cesena e Beccaccia.
"Invocare, per ragioni così modeste, più ideologiche e di appartenenza ad un ambientalismo dogmatico che scientifiche ed oggettive, addirittura la compromissione dell’autonomia normativa e decisionale delle Regioni - conclude Viezzi - è fatto grave al di là del tema in discussione segno di preoccupante assenza fra le Istituzioni di reciproco rispetto e collaborazione".