Il Ministro dell’Ambiente Galletti, forzando le sue competenze, ha chiesto alle Regioni di anticipare la chiusura della caccia a turdidi e beccaccia al 19 gennaio minacciando di utilizzare i poteri sostitutivi nei confronti di quelle Regioni che non si fossero adeguate al diktat ministeriale. Ci sono state Regioni che sulla base di motivazioni giuridiche e scientifiche hanno risposto picche all’iniziativa del ministro rivendicando le loro prerogative nel pieno rispetto della legge nazionale che stabilisce con assoluta certezza le date di aperture e chiusura delle singole specie. Peraltro il ministro se avesse voluto, ma non l’ha fatto, avendo lo Stato centrale competenza esclusiva in materia, avrebbe potuto chiedere al Parlamento di modificare l’articolo 18 della legge nazionale sulla caccia che fissa i termini del calendario venatorio. Queste benemerite regioni, ultime delle quali Umbria e Toscana, hanno deciso di contrastare un evidente sopruso e di battersi per garantire la certezza del diritto.
Ci sono invece altre Regioni, Lazio in testa, che non solo hanno supinamente accettato l’imposizione ma l’hanno assunta nel segreto delle stanze senza avere nemmeno l’accortezza, come prevede la legge e disponendo di tempi adeguati, di ascoltare gli organismi tecnici e partecipativi per verificare la giustezza di determinate posizioni.
Che questo sia avvenuto nel Lazio non ci meraviglia. Siamo ormai abituati al fatto che all’Assessorato all’Agricoltura i cacciatori sono considerati cittadini di serie B e probabilmente rappresenta anche un fastidio occuparsi di certe materie che richiedono di contro lungimiranza, equilibrio e conoscenze. Arci Caccia Lazio
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