Dopo la mozione approvata in consiglio comunale che ha messo al bando la caccia sul territorio torinese, la Federcaccia piemontese ha rivolto una lettera aperta al sindaco Piero Fassino.
Preg.mo Sig. Sindaco,
pare che Torino, città da noi amata e da Lei amministrata, sia tornata ad essere capitale.
Certo non più quella che fu del Regno d’Italia, dei primi film muti girati sul Po, oppure della nascenti telecomunicazioni, e nemmeno dell’industria o di quell’auto che la rese famosa un tempo ed ormai s’è vestita a…stelle e strisce; Torino semmai si candida a diventare novella capitale dell’ambientalismo e dell’animalismo più moderni.
Ciò è quanto s’apprenderebbe dalla lettura del quotidiano “La Stampa”, pur lui torinese, che in data 27 gennaio ha riportato una storica notizia, di rilievo epocale: “Stop alla caccia in collina”.
Il noto giornale ci spiega infatti come il Consiglio Comunale della città di Torino abbia accolto una mozione che proponeva la chiusura della caccia su tutto il territorio cittadino, comprese quelle aree ove era ancora praticabile; la questione appare fuor luogo del tutto, ma sono le motivazioni che sgomentano dimostrando, semmai servisse altra prova, il pressapochismo e l’impreparazione in materia della nostra classe politica.
“E’ una questione di sicurezza…”, così secondo La Stampa spiegherebbero i proponenti “…ma anche di etica e civiltà”.
Dove siano queste esigenze, o quali le ragioni etiche, però dovrebbero spiegarcelo poiché in Italia la caccia si pratica solo in virtù di severe leggi dello Stato (l.157/92) che pongono limiti e divieti ben definiti al suo esercizio.
In più chi caccia paga robuste tasse ogni anno, gestisce il territorio e non deve avere denunce a carico o macchie che ne offuschino presente o passato, pena perdita di licenza e porto d’armi; ciò nonostante viene ancora troppo spesso trattato alla stregua d’un delinquente, un violento, con odiose discriminazioni a suo carico.
Sappia Sig. Sindaco che usassimo criteri analoghi di selezione per l’elezione dei nostri rappresentanti molte aule consiliari o assembleari, d’ogni grado o genere, e ovunque in tutto il nostro Paese, risulterebbero…semivuote!
Spiace infine vedere come ciò accada proprio nell’antica capitale dello Stato Sabaudo, quello stesso che seppe regalare all’umanità gioielli architettonici come Stupinigi e Venaria, splendide regge intitolate e dedicate tutte all’arte venatoria, dimentichi ancora di quanto la caccia si leghi alla storia, le tradizioni, la cultura torinese e piemontese.
Stiano dunque tranquilli i cittadini torinesi perché nessun cacciatore…in piazza Vittorio… sparerà più alle anatre in rientro serale sul Po; e nemmeno cinghialai o lepraioli scioglieranno le loro mute di segugi in corso Francia o a Porta Susa; così come s’eviterà di insidiare caprioli e cervi in viale Thovez, o di braccare volpi a Mirafiori.
E stiano anche sereni gli amici subalpini, finalmente consci di vivere in una città nuovamente all’avanguardia, moderna, sebbene le ultime graduatorie redatte da “Il Sole 24” la pongano solo al cinquantaquattresimo posto in Italia per vivibilità, e ad un passo dal podio…il quarto posto nazionale…per gli indici di criminalità. E tutto questo sorvolando sulle difficoltà di un bilancio e sulle sue disastrate casse comunali, con un debito che lo scorso anno era virtuosamente e faticosamente sceso sotto i…tre miliardi di euro!
Ma si sa la politica è sempre attenta alle esigenze dei cittadini. O almeno così crede di fare!
Federcaccia Regione Piemonte