Martina Margheritini ha solo 18 anni, studia al liceo (ultimo anno dello Scientifico) e nel tempo libero lavora già come cameriera. Questa appena conclusa è stata la sua prima stagione venatoria con la licenza ed il fucile tra le mani.
"E' stata una grande emozione - ci spiega - perchè finalmente mi sono sentita parte di un grande sistema, di una grande famiglia, che può andare avanti solo se tutto funziona alla perfezione... Dove serve equilibrio in tutto". Alla caccia, così giovane, ci è arrivata grazie alla famiglia “il mio babbo, i miei zii e così via. Per me - spiega - cacciare è portare avanti le tradizioni di casa”. Le sue forme preferite in quel di Verghereto (FC) sono la caccia
alla lepre e alla selvaggina da penna. Ecco come spiega la sua passione: “vedo la caccia come momento di contatto con la natura, con il nostro territorio e con tutto ciò che ci circonda – spiega Martina -. Andare a caccia è un modo di amare quello che abbiamo attorno..., semplicemente”.
I cacciatori per lei sono come una grande famiglia. "Un nucleo indissolubile - spiega - fatto di tante unità che condividono gli stessi valori, le stesse passioni, certo con le dovute eccezioni e non se si vede la caccia come qualcosa finalizzata solo al carniere". "Troppo spesso – argomenta Martina - ci sono persone che danno molto peso alla quantità delle battute di caccia senza rendersi conto che la cosa fondamentale è la 'qualità, i rapporti 'uomo-natura', 'uomo-cane', 'cane-natura”.
Per Martina “la caccia può contribuire a risolvere i problemi legati alla sovrappopolazione, alla lotta contro le specie invasive, ma solo se fatta all'intero di piani prestabiliti e ben definiti”.