Riceviamo e pubblichiamo: Sembra che il protocollo di lavoro sottoscritto lo scorso anno da ANUUMigratoristi, FIDC, Arci Caccia e Legambiente stia scatenando, pur a scoppio ritardato (visto che era stato ampiamente divulgato anche al momento della sua sottoscrizione), un’ampia discussione sui principali siti web del settore.
Alcuni criticano fortemente l’iniziativa sostenendo che sia cosa indegna lavorare con il “nemico” e che mai e poi mai il mondo venatorio avrebbe dovuto condividere obiettivi comuni con una parte del mondo ambientalista.
Addirittura in questi ultimi giorni abbiamo appreso che anche un’Associazione venatoria veneta ha inviato ai propri soci e dirigenti una newsletter dedicata a questo argomento, premurandosi persino di allegare copia del protocollo di lavoro sottoscritto, ritenendolo “foriero di forti preoccupazioni per il futuro dell’attività venatoria in Italia”.
Naturalmente ognuno è libero di pensarla come vuole, ma forse sarebbe il caso di riflettere più attentamente prima di esprimere giudizi di qualsiasi natura e compiere clamorosi autogol. Sempre ammesso, è chiaro, che la riflessione non sia inquinata da interessi particolari quali il puro desiderio di incrementare le entrate erodendo tesserati e alle altre Associazioni…
Vorrei ricordare a tutti che il protocollo di lavoro “incriminato”, in realtà apre a una fattiva compartecipazione di Associazioni ambientaliste, agricole e venatorie, di Enti locali, ATC e CA, Istituti privati, per assicurare la migliore gestione della fauna superando interessi particolari, mettendo in rete tutte le esperienze e aprendo rapporti nuovi con altri soggetti pubblici e privati chiamati alla responsabilità della gestione faunistica.
Ciò significa che, grazie a tale protocollo, è possibile – finalmente – costruire un ampio sistema di relazioni tra tutti i soggetti interessati alla conservazione degli ambienti naturali e della fauna, assicurando un ruolo fondamentale proprio al mondo venatorio e garantendone un’adeguata e positiva visibilità. In altre parole questo accordo rende possibile quello che, purtroppo, è sino ad oggi mancato nel nostro Paese relegando il mondo venatorio in uno stato di controproducente isolamento che lo ha sempre più allontanato dalla società rendendolo sempre meno integrato, compreso, conosciuto e, quindi, apprezzato.
Pur certamente ognuno mantenendo la propria storia e identità, lavorare insieme su ciò che può unire aiuta a superare anche gli aspetti che sino ad oggi ci hanno divisi o che ci possono dividere.
Farsi riconoscere e ridare una visibilità positiva alla caccia e ai cacciatori italiani è l’unico modo per rilegittimare il nostro ruolo e la nostra presenza nella società odierna e quindi di superare le attuali criticità e le attuali barriere che ci impediscono di godere dei nostri diritti fino in fondo.
Non per niente proprio da questo accordo si sono poi sviluppate nuove relazioni operative con il mondo universitario e della ricerca scientifica, con Federparchi, con Symbola, con il CNCN, volte alla realizzazione di concrete iniziative comuni per garantire un utilizzo conservativo delle risorse naturali, nel massimo rispetto delle nostre tradizioni, delle generazioni attuali e future.
Aver siglato un protocollo di lavoro con Legambiente e poi con altre componenti sociali interessate ai temi agro-ambientali e faunistici non significa, quindi, essere scesi a patti con il “nemico”. Anzi.
Significa che, per la prima volta, il mondo venatorio ha aperto intelligentemente rapporti con le altre componenti sociali per conoscere ma, soprattutto, per farsi riconoscere superando l’isolamento in cui si è stupidamente cacciato in passato.
Che tanto si parli di questo accordo non può farci che estremamente piacere poiché, forse contrariamente a quello che pensano i suoi detrattori, siamo certi che i cacciatori italiani non hanno le fette di salame sugli occhi e sono perfettamente in grado di valutare le cose in prospettiva.
Grazie, quindi, per l’inaspettata ma molto gradita pubblicità.
L’unica cosa che spiace, sulla vicenda, è che ci sia ancora qualcuno all’interno del mondo venatorio italiano che sembra preferire continuare a stare chiuso nel suo recinto a perdere del tempo, a fomentare divisioni e a criticare, anche in modo veramente becero e maleducato, l’altrui operato senza essere minimamente in grado di proporre nulla di davvero utile a cambiare le cose.
Questi atteggiamenti sì che sono forieri di forti preoccupazioni per il futuro dell’attività venatoria in Italia.
Il Presidente ANUUMigratoristi
Dott. Marco Castellani
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