Scrive Michele Serra nella sua Amaca (Repubblica), di ieri: "Il problema della ragazza animalista che strilla «io sono vegana» agli allevatori della Coldiretti (in piazza perché faticano a tirare avanti) è che un sacco di gente, al mondo, vegana non è; e dunque beve latte animale (di mucca, di pecora, di capra, di cammella) e mangia formaggi e yogurt senza sentirsi “assassina”, così come la ragazza di cui sopra ha urlato agli allevatori. Il problema dei fanatici è uno solo, e sempre lo stesso: non sopportano che il mondo non sia fatto a loro immagine e somiglianza. È un problema tecnico, non ideologico: nel senso che qualunque causa diventa sopportabile o insopportabile a seconda che chi ne è portatore tolleri la differenza oppure no. Essere vegani non è obbligatorio per legge. È una scelta".
"Rispettabile - continua Serra -, come tutte le scelte, fino a che non diventa ragione di disprezzo e di esclusione nei confronti degli altri. La causa animalista è piena di ottime intenzioni e di qualche buona ragione. Ma diventa odiosa quando viene brandita come una clava: mungere una mucca e vendere il suo latte è una pratica avvertita come lecita almeno dal 999 per mille degli umani, e offendere chi lo fa per lavoro è una gratuita volgarità e una pessima pubblicità al movimento animalista. Che di animalista, spesso, ha soprattutto questo: conferma che gli umani, quando vogliono, sanno essere molto più aggressivi delle bestie". Come non condividere? L'animalista del video pubblicato da Repubblica, a testimonianza di quell'attacco verbale contro gli allevatori di Coldiretti a Milano, tra l'altro, pare sia la stessa che sbraitava contro i cacciatori abilitati al prelievo controllato dei daini a Ravenna, pochi giorni fa.