A volte si è, nostro malgrado, costretti a ripetere quanto già detto, soprattutto quando è necessario rispondere a chi in modo pretestuoso e mirato cerca di girare le carte in tavola, insistendo ad affermare cose ben lontane dal vero.
A quanti, Confavi in testa, continuano a dichiarare che col patto firmato lo scorso marzo fra Federcaccia, Arcicaccia, ANUUMigratoristi e Legambiente, si è stretto un accordo segreto col “nemico” dobbiamo così ripetere quanto già detto, ma evidentemente non compreso, qualche giorno fa, ovvero che prima di tutto di segreto non c’era proprio nulla, come dimostrano comunicati apparsi sui siti dei firmatari, articoli sulle riviste inviate ai tesserati delle suddette, notizie sulla stampa di settore e dichiarazioni relative in assemblee e riunioni a tutti i livelli.
Nel patto per il “Tavolo di lavoro nazionale per la fauna selvatica” - citiamo quanto già scritto perché non c’è nulla da aggiungere - “si parla di concreta gestione della fauna, di risolvere il problema dei danni da ungulati, di formazione e valorizzazione di competenze per la valorizzazione del territorio, di creare una banca dati aggiornata sulla fauna e le attività collegate. Questo, per chi non pensa che essere cacciatore sia solo tirare sempre e comunque il grilletto lamentandosi poi di non essere tenuto in considerazione dalla società civile, È PARLARE DI CACCIA”.
Inutile se voluto, veramente preoccupante se dovuto a incomprensione, il cercare poi di fare un tutt’uno fra questo accordo e il progetto al quale le stesse associazioni partecipano assieme a mondo universitario, scientifico, industriale, culturale e agricolo, presentato a Roma lo scorso 20 gennaio. Ma davvero c’è chi non vede l’importanza per la caccia di fare parte di un tale movimento di opinione e di relazioni?
Infine, l’accusa falsa e ridicola di essere d’accordo con Legambiente nel chiedere di anticipare la chiusura della caccia a bottaccio, cesena e beccaccia.
Firmando quell’accordo, che non tratta di tempi e specie o calendari per la stagione in corso e nemmeno futuri, Legambiente non si è trasformata in una associazione venatoria e ha tutto il diritto e il dovere nei confronti dei suoi soci di portare avanti le sue idee.
Come hanno analogo diritto e dovere di portare avanti le proprie Federcaccia e le altre firmatarie. Così è stato anche nel caso dei calendari venatori, dove contrariamente a quanto fatto da Confavi la Federcaccia, insieme alle altre associazioni riunite in Face, si è sempre schierata a fianco delle Regioni, dimostrando nei fatti la sostenibilità dei tempi di apertura e chiusura della caccia da queste indicati, impegnando tempo, risorse umane ed economiche in studi e ricerche, puntualmente messe a disposizione delle stesse a sostegno delle loro decisioni.
Lo ha fatto ancor più tempestivamente in questa occasione richiedendo e fornendo a Presidenti e assessorati competenti, anche questo lo abbiamo già detto, “un corposo ed estremamente circostanziato parere legale dello Studio Morbidelli-Bruni di Firenze, che pone in evidenza le molteplici illegittimità che inficiano la straordinaria misura inopinatamente adottata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri”.
Un impegno che è la manifestazione della ferma difesa da parte di Federcaccia di un principio superiore di rispetto delle regole da parte di tutti, Stato per primo. Perché, ripetendoci un’altra volta: “Al di là del contenzioso contingente, al riconoscimento della validità di calendari venatori ormai passati, si vuole sottolineare che la posizione di Federcaccia è la ferma difesa di una questione di principio che dovrebbe essere rispettata anche nella stesura dei prossimi calendari venatori. Un principio che vede coinvolta l’autonomia propria delle Regioni in tutti i campi costituzionalmente previsti; il rispetto da parte dello Stato delle normative nazionali e internazionali vigenti, delle regole e delle linee di azione in campo faunistico ambientale stabilite da quell’Unione Europea cui il nostro Paese ha scelto liberamente di aderire”.
La posizione di Federcaccia nazionale e di tutte le sue declinazioni è dunque chiara e come sempre a sostegno della caccia.
Come è chiaro, per chi non abbia una posizione di parte, che tutto il can can messo in piedi è solo un tentativo, l’ennesimo, di recuperare visibilità, credibilità e magari una manciata di tessere da parte di chi, incapace di stare al passo con i tempi, invece di impegnarsi attivamente in difesa della caccia in Italia continua ad abbaiare alla luna…
Roma, 11 febbraio 2015
Federazione Italiana della Caccia