Il Consiglio regionale del Lazio mercoledì 18 febbraio ha iniziato l'esame della proposta di legge sugli "Interventi regionali per la conservazione e gestione della fauna selvatica e per la pianificazione e regolamentazione dell'attività faunistico venatoria. Centro regionale per la fauna selvatica". Il provvedimento - spiega un comunicato della Regione - si pone tre obiettivi. Il primo è la tutela, la gestione e il controllo delle specie selvatiche presenti nel territorio del Lazio e la conservazione del loro habitat. Il secondo punta a disciplinare l'attività faunistico-venatoria, mentre il terzo mira a prevenire e a risarcire i danni provocati dagli animali selvatici. La proposta, infine, cancella l'Osservatorio regionale e introduce un Centro regionale per la fauna selvatica, composto da personale della Regione. Su questo punto si sono concentrate le maggiori discussioni nel corso del dibattito, in particolare per il suo inquadramento all'interno del Segretariato generale della Giunta.
Il testo, elaborato nella commissione Agricoltura presieduta da Mario Ciarla (Pd), è sottoscritto dai consiglieri Marco Vincenzi (Pd), Mario Abbruzzese (Pdl - Forza Italia), Luca Gramazio (Pdl - Forza Italia), Riccardo Valentini (Per il Lazio) e Giancarlo Righini (Fratelli d'Italia) oltre a Ciarla stesso. Presente ai lavori l'assessore all'Agricoltura, Sonia Ricci. Sull'iniziativa legislativa pendono in tutto 532 emendamenti, dei quali 480 hanno quale prima firmataria Silvana Denicolò (M5s).
La relazione introduttiva
"Nel Lazio - ha detto il relatore della legge, Mario Ciarla - i danni causati alle coltivazioni dalla fauna selvatica ammonterebbero a circa tre milioni l'anno con centinaia di aziende danneggiate". Si tratta di "una vera e propria emergenza". L'impianto normativo in materia risale agli anni '90 e, per il presidente della commissione Agricoltura, queste norme hanno fallito nell'obiettivo della prevenzione e del contenimento numerico. E così la nuova normativa finanzierà in via prioritaria coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali per adottare efficaci misure preventive (come recinzioni elettrificate, trappole eccetera). Se poi queste non funzionassero, si darà il via ad attività a minimo impatto ecologico per il contenimento numerico degli animali selvatici e il loro allontanamento. "In gioco - dice Ciarla - non c'è la tutela dell'interesse degli agricoltori, ma la salvaguardia idrogeologica, la conservazione storica e la valorizzazione paesaggistica di tutto il territorio rurale". Quanto ai risarcimenti, ritenuti oggi un semplice indennizzo, "per superare le inerzie del passato" si fisseranno precisi criteri di stima e valutazione. Per i finanziamenti si farà infine ricorso anche a risorse comunitarie comprese nel programma di sviluppo rurale (Psr).
Il dibattito in aula
Il capogruppo Pd Marco Vincenzi ha ripercorso i caratteri della proposta ricordando che essa rappresenta "una sintesi che raccoglie le proposte di tutti i commissari". Il vicepresidente della commissione Agricoltura, Mario Abbruzzese, ha sottolineato che il testo è stato condiviso in commissione in modo bipartisan e auspicato la convergenza del Movimento cinque stelle. Subito smentito dai fatti, visto che quasi tutti i consiglieri del M5s hanno avuto qualcosa da obbiettare contestando l'emergenza "presunta", rispetto al numero dei cinghiali, opponendosi alla creazione di un Centro regionale per la fauna selvatica. Il centro, per il M5s, andrebbe invece ricondotto alla direzione Agricoltura e non si dovrebbe occupare di aree protette. I grillini non hanno mancato, al solito di attaccare i cacciatori, che sarebbero, secondo loro, "i veri ispiratori della legge", Il capogruppo Gianluca Perilli ha invocato il ricorso a metodi non cruenti, mentre Devid Porrello ha ricordato che i danni andrebbero essere pagati da chi ha immesso per cinghiali non autoctoni nel territorio. Infine per Valentina Corrado (M5s) la caccia può rivelarsi controproducente. L'aula ha poi approvato un emendamento dei Cinque Stelle, modificando la parola “risarcimento”, con il termine “indennizzo”, relativamente ai fondi per gli agricoltori. Respinte invece, a maggioranza, le restanti 31 proposte di modifica presentare dal M5S.
Secondo Pietro Di Paolo (Ncd) "non è esagerato parlare di urgenza" a proposito dei danni da fauna selvatica. Ha però condiviso alcune perplessità sul Centro e sugli ambiti territoriali di caccia (Atc). Il capogruppo del Ncd, Daniele Sabatini, ha definito la proposta una buona norma, che comunque non pretende di essere la soluzione di tutti i problemi. "Ma è un passo importante", ha sostenuto. Giancarlo Righini, invece, ha ricordato di aver sottoscritto il testo non solo ascoltando le sollecitazioni di agricoltori, cacciatori e ambientalisti, ma pure quelle provenienti dagli enti locali. Righini non ha nascosto di avere qualche perplessità sul Centro, ma intravede possibilità di dialogo con il M5s.
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