La Provincia di Reggio Emilia ha messo a disposizione dei Comuni un'ordinanza-tipo, condivisa con il prefetto, che consente l’abbattimento delle nutrie sul proprio territorio. Le nutrie potranno di nuovo essere abbattute in modo da limitare i pesanti danni all'agricoltura e agli argini. Dalla Provincia viene fatto notare che questi animali hanno un elevato tasso riproduttivo (14 piccoli per femmina) e una bassa mortalità naturale (causata quasi unicamente da inverni freddi con prolungati periodi di temperature al di sotto degli 0 gradi).
“Questo permetterà di riattivare il controllo numerico della specie che in passato si è sempre praticato, ma che la Legge 116 dell’11 agosto 2014 ha bloccato escludendo le nutrie, al pari di talpe, ratti e topi, dalla fauna selvatica, consentendo così a questa specie di crescere ulteriormente e di provocare ancora più danni”, spiegano il presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giammaria Manghi, e il consigliere delegato all’Agricoltura Alessio Mammi sottolineando le “numerose segnalazioni pervenute da aziende agricole di danneggiamento alle colture e alle arginature da parte di questa specie, presente in gran numero soprattutto in prossimità delle zone umide”.
Il controllo avverrà con le stesse modalità applicate in precedenza: l’abbattimento diretto e/o la cattura con gabbie-trappole (vietato invece l'uso di veleni e rodenticidi). Nell'ordinanza si individuano i soggetti autorizzati alle operazioni: gli agenti di Polizia provinciale o i cosiddetti coadiutori (cacciatori, ma anche coltivatori o personale della Bonifica) formati e abilitati al controllo della fauna selvatica da parte della stessa Provincia di Reggio Emilia.
“Saranno i singoli sindaci, cui compete l’applicazione di provvedimenti contro gli animali infestanti, alla cui stregua sono considerate le nutrie dalla stessa Regione Emilia-Romagna, a dover ora valutare se dichiarare l’emergenza nei rispettivi territori, utilizzando la bozza di ordinanza predisposta dalla Provincia che autorizza il controllo numerico della specie”, conclude il presidente Manghi.