Il Manifesto biodiversità della Face (Federazione delle Associazioni venatorie europee) costituisce un punto di riferimento ben consolidato, che negli anni ha stabilito principi e obiettivi cardine attorno a cui si sono già sviluppate sinergie politico–istituzionali a difesa della caccia in Europa e del ruolo dei cacciatori nella tutela ambientale.
Per mezzo di questa iniziativa, supportata in Parlamento europeo dal Gruppo caccia, biodiversità e attività rurali, per altro da poco ricostituito, si portano avanti collaborazioni importanti che contribuiscono al consolidamento dell'importanza della caccia sui tavoli istituzionali. La FACE proprio in questi giorni pubblica il rapporto annuale dei risultati ottenuti, dimostrando il contributo europeo del cacciatore alla conservazione della natura. I cacciatori, viene ampiamente dimostrato, sono determinanti nel mantenere ambienti naturali, controllare le specie esotiche invasive e conservare le specie minacciate.
Anzitutto il 2014 è stato l'anno del trentacinquesimo anniversario della Direttiva uccelli (Face nel 1979 era nata da due anni ed è stata determinante nel far riconoscere la caccia come forma di uso sostenibile della natura) e il decimo dall'accordo di BirdLife-FACE, che sottolinea Face, ha assicurato un dialogo costruttivo sulla conservazione degli uccelli a livello europeo. Entrambe le associazioni hanno infatti assunto l'impegno di sostenere e garantire l'efficace attuazione della Direttiva Uccelli (con alcune eccezioni. Per esempio la Lipu italiana, pur essendo associata a Birdlife, ha mantenuto posizioni ben più restrittive di quelle concesse dalla stessa Direttiva).
Nel 2010 Face ha avviato un gruppo di lavoro per quantificare il ruolo attivo dei cacciatori nella conservazione della natura. A distanza di alcuni anni i risultati sono stati sicuramente edificanti. Nel 2014 si contano 60 progetti legati alla conservazione degli uccelli, distribuiti in 13 paesi europei. Molti sono condotti all'interno di siti Natura 2000, e sono legati al ripristino e alla gestione di zone umide e al monitoraggio di specie migratorie. In Finlandia per esempio nel 2010 è stato avviato un progetto (durata 5 anni) per il ripristino di habitat per gli uccelli migratori in 15 distretti venatori, che si basa sul lavoro volontario dei cacciatori. Anche in Italia abbiamo numerosi esempi simili. Ed è grazie al contributo dei cacciatori se diverse zone umide si sono salvate dal degrado e dal cemento.