"Vogliamo garantire un futuro di certezze per la caccia in Umbria, nel rispetto delle regole: una pratica che rappresenta parte della nostra identità, economia, coesione sociale, presidio del territorio, e per questo chiamiamo il mondo venatorio ad un patto con istituzioni e comunità regionale". Lo ha sottolineato la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, concludendo l'incontro sul "futuro della caccia in Umbria" che si è svolto ieri sera a San Nicolò di Celle – Deruta e che, aperto dall'intervento dell'assessore regionale alla Caccia Fernanda Cecchini, ha visto partecipare oltre un migliaio di persone tra cacciatori, rappresentanti degli Ambiti territoriali di caccia (Atc), delle associazioni venatorie, delle organizzazioni agricole e delle istituzioni locali.
"Abbiamo voluto organizzare questa assemblea regionale – hanno spiegato Marini e Cecchini – per estendere a tutti, anche fuori dalle sedi istituzionali, il confronto sui passaggi cruciali che riguardano la caccia, a cominciare dal riordino delle deleghe in materia venatoria. Entro il 27 marzo, prima della scadenza del mandato, verrà discusso in Consiglio regionale il disegno di legge di riassetto istituzionale con cui la Regione, fra le primissime in Italia, in accordo con il riordino in atto a livello nazionale, riassorbe parte delle funzioni ora svolte dalle Province, tra cui la gestione della caccia, fatta eccezione per la vigilanza e il controllo. Attraverso gli Atc si risponderà al meglio alle esigenze dei territori". "È una grande scommessa quella che ci siamo posti – hanno rilevato – e che, intrecciandosi con le scadenze elettorali e con il riordino complessivo delle funzioni, richiederà una complessa fase di transizione, con la piena operatività a fine estate".
Quanto al calendario venatorio per la stagione 2015-2016 "come Giunta regionale – hanno detto – ci siamo posti l'obiettivo di approvare, se possibile, il calendario prima della scadenza elettorale e dunque entro la data del 15 giugno, come invita a fare la legge nazionale sulla caccia. Stiamo pertanto valutando con gli uffici regionali tutti gli aspetti legislativi al riguardo". Uno dei nodi da affrontare in vista del nuovo calendario è rappresentato dalla chiusura anticipata della caccia a tre specie (tordo bottaccio, cesena e beccaccia) disposta a gennaio dal Consiglio dei Ministri, in attuazione della direttiva comunitaria sulla conservazione degli uccelli selvatici, che si è avvalso del potere sostitutivo.
"Si è aperta una ferita istituzionale molto delicata per il futuro della caccia: la Regione Umbria, insieme ad altre cinque Regioni – hanno ricordato Marini e Cecchini – ha deciso perciò di affiancare le associazioni venatorie e impugnato la delibera del Consiglio dei Ministri di modifica dei nostri calendari venatori di fronte al Tribunale amministrativo regionale. È assai grave, infatti, che si sia agito avvalendosi dei poteri sostitutivi e sia stata tolta l'autonomia decisionale della Regione, cambiando un calendario frutto di un attento lavoro della Consulta faunistica venatoria regionale e coerente con la normativa nazionale ed europea".
"Ora ci accingiamo a fare un nuovo calendario con lo stesso quadro normativo – hanno detto - Siamo convinti della coerenza delle nostre scelte e proseguiremo nella stessa direzione, auspicando che il Governo faccia chiarezza e valuti le possibili azioni da sostenere in sede europea per una effettiva uniformità di applicazione dei provvedimenti in materia, almeno per quei Paesi che condividono caratteristiche simili per ecosistemi e clima".
Durante l'incontro sono state raccolte osservazioni e proposte anche in merito alle modifiche al regolamento regionale 34/99 sul prelievo venatorio dei cinghiali. "Un regolamento che abbiamo voluto condividere, con un metodo serio di confronto – hanno detto la presidente Marini e l'assessore Cecchini, impegnandosi a recepire anche le indicazioni emerse dall'incontro – e dal quale verranno accantonati gli aspetti più critici al fine di arrivare alla sua approvazione con il massimo consenso, nell'interesse dei cacciatori e degli agricoltori. Il problema dei danni causati da questa specie alle produzioni agricoli e negli incidenti stradali sottrae risorse finanziarie importanti al bilancio regionale, che potranno invece essere impiegate per una sempre migliore gestione dell'attività venatoria e per il ripopolamento con selvaggina di qualità".