Su ricorso delle associazioni animaliste Lav, Enpa, Oipa il Consiglio di Stato ha sospeso la sentenza del Tar del Veneto che aveva ritenuto valido il piano di controllo delle volpi 2013 – 2016 della Provincia di Treviso. Il piano, che prevede l'abbattimento di 350 esemplari l'anno, aveva ottenuto il previsto parere favorevole dell'Ispra, anche e soprattutto per contenere la continua espansione della volpe sul territorio ed evitare quindi le conseguenze ambientali che da questa derivano (depauperamento della selvaggina e possibile diffusione di una nuova epidemia di rabbia silvestre, come accaduto nel 2009 in Veneto).
Le operazioni sarebbero dovute iniziare in primavera ma l'ordinanza del Consiglio di Stato, che accorda la sospensione cautelare ("tenendo conto degli effetti irreversibili che potrebbero derivare dall’esecuzione della determinazione impugnata"), non entrerà nel merito delle argomentazioni, presentate dalla Provincia, oltre che da Arci Caccia e dall'Atc Tv5, prima del 17 novembre 2015, data dell'udienza fissata dai giudici, cosa che quindi pregiudicherà l'attuazione del piano fino al prossimo inverno.
Nel merito non si può non osservare come queste associazioni, che pur difendono a spada tratta l'istituto scientifico ministeriale (Ispra), quando esso chiede di restringere i periodi di caccia, vi si scaglino contro, addirittura pretendendo la possibilità di un contradditorio con esso (utilizzando quale altra istituzione scientifica non è dato sapere), quando questo dà il proprio consenso all'abbattimento di animali sulla base di motivazioni tecniche, che sono anche motivazioni ambientali e sanitarie.
Per di più a dicembre il Tar, condannando gli animalisti al pagamento di 2500 euro di spese processuali, aveva sottolineato una grande contraddizione, che ora dovrà essere tenuta in dovuto conto anche dal Consiglio di Stato. Il piano di abbattimento altro non è che la continuazione di precedenti piani, attuati per arginare l’incremento delle volpi (2007 e 2009). Perchè quindi gli altri non sono stati oggetti di contestazione? Il Tar ha ribadito la liceità degli abbattimenti, che si sono inseriti in un'ottica di prevenzione e monitoraggio delle specie faunistiche.
I giudici (Tar) avevano respinto punto per punto tutti i motivi del ricorso. A partire dall'utilizzo dei metodi ecologici, argomento gettonatissimo dai ricorsi animalisti. Nel caso della volpe, e dei carnivori in genere, si tratterebbe di limitare le risorse alimentari. Cosa che, sottolinea il Tar, è ritenuta impraticabile da Ispra, visto che la volpe, quale animale onnivoro è in grado di procurarsi, secondo natura, le occasioni di nutrimento. Non ha retto al Tar nemmeno la ragione della “crudeltà” per l'uccisione dei cuccioli in tana. Per il Tar, in realtà la pratica “non appare meno crudele dei previsti metodi cruenti per limitare il numero di animali presenti su una determinata area, in cui la mancanza di elementi naturali di selezione, ha provocato un sensibile incremento della specie”.
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