Normativa e tradizione: l'utilizzo dei richiami vivi. Questo il tema dell'incontro organizzato negli scorsi giorni dalla Federcaccia di Ravenna, Forlì, Rimini e dall'Acer al Pala de Andrè. Il dibattito, cui hanno preso parte i politici romagnoli Alberto Pagani (PD), Gianluca Pini (Lega), Gianni Bessi (Pd), Massimiliano Pompignoli (Lega) e Samanta Gardin (Lega), aveva l'obbiettivo di
sensibilizzare l'opinione pubblica e la politica sul ruolo dei cacciatori, al fine quindi di contrastare l'iniziativa del Movimento 5 Stelle di imporre il divieto all'uso dei richiami vivi.
Gli organizzatori hanno messo in evidenza il tentativo continuo di limitare l'attività venatoria con imposizioni che nulla hanno di scientifico che tentano di far presa sul lato ideologico ed emotivo. Il mondo venatorio, sottolineano le associazioni romagnole, è impegnato a valutare la consistenza e lo stato di salute di diverse popolazioni di fauna migratoria e stanziale, attraverso ricerche, monitoraggi, e censimenti. Durante l'incontro è stata lanciata una frecciata agli agricoltori, a cui si imputa di non riconoscere pienamente e pubblicamente il ruolo di salvaguardia delle produzioni agricole della caccia. “Il continuo demonizzare la figura dei cacciatori – è stato detto – potrebbe portare all'abbandono delle attività di controllo delle specie opportuniste con conseguente aumento dei costi economici e sociali”.
(Voce di Romagna)