Ci sarà pur un motivo se il numero dei cacciatori tedeschi negli ultimi quarant'anni ha avuto una costante crescita, mentre da noi è calato inesorabilmente. Il lodevole risultato ottenuto in Germania, dove dalla stagione di caccia 1968/69 si è passati da 219 mila licenze alle odierne 369 mila (un aumento del 68%), si deve senza dubbio al riconoscimento sociale che viene dato alla categoria dallo Stato e dalla cittadinanza.
Un recente sondaggio tedesco lo dimostra. Mentre da noi dalle ultime rilevazioni statistiche emerge al massimo un'approvazione del 60% dei cittadini (quando questi vengono messi a conoscenza delle regole cui sono sottoposti i cacciatori), in Germania la percentuale arriva a coinvolgere la stragrande maggioranza della popolazione. Da un'indagine effettuata nella regione del Nord Reno Westfalia negli ultimi mesi, emerge che il 93 % degli intervistati approva la caccia e riconosce che i cacciatori si prendono cura delle loro aree naturali e della conservazione della fauna selvatica. Non solo, il 77% crede che i cacciatori dovrebbero abbattere più animali, se questo si rende necessario per proteggere la foresta ed evitare danni. Solo il 9% dei cittadini si dichiara contrario alla caccia (che è poi una percentuale assimilabile ai vegani e agli animalisti radicali).
A onor del vero, rispetto alla Germania, al di là della crescita in percentuale, in Italia a conti fatti il numero degli appassionati è ben più alto, visto che da noi si stima un cacciatore ogni 77 abitanti (considerando 750.000 licenze), mentre in Germania uno ogni 233 abitanti e in Francia uno ogni 48. Ma è un fatto anche che, stando agli ultimi dati disponibili, In Italia il numero dei cacciatori registra un andamento decrescente essendo passati da 1.701.853 nel 1980 (3% dell'allora popolazione italiana) a 751.876, nel 2007 (1,2% dell'attuale popolazione italiana) con una drastica riduzione del 55,8% (57,9% in rapporto alla popolazione italiana). Fattore determinante è l'età: attualmente, la maggior parte dei cacciatori ha un'età compresa tra i 65 e i 78 anni, e l'età media è in aumento.
La drastica diminuzione italiana dei cacciatori degli ultimi anni viene solitamente attribuita ad un fisiologico cambio di mentalità delle giovani generazioni, unito ad una sempre maggiore diminuzione delle aree naturali e all'aumento dei costi per la caccia. E' evidente però che il nocciolo della questione è un altro. Le istituzioni hanno fatto poco o nulla per incentivare nuove licenze e ancora meno hanno fatto per difendere l'immagine dei cacciatori nei confronti dell'opinione pubblica. In Germania l'operazione è stata costante e prolifica. Anche negli ultimi 20 anni l'aumento è stato considerevole: + 15% dalla stagione 1991/92 alla stagione 2013/2014.