Il nuovo regolamento della caccia al cinghiale adottato in Umbria per Emanuele Bennati, presidente dell’Arci Caccia dell’Umbria che subito precisa, contiene diverse criticità. “Dopo due anni di lavoro ci aspettavamo di più e le scelte fatte non rispondono sufficientemente alle esigenze del mondo venatorio e di quello agricolo”.
“Avevamo chiesto di adottare due diversi provvedimenti uno per regolamentare l’esercizio venatorio e l’altro per affrontare, attraverso la collaborazione dei cacciatori, la problematica dei danni da fauna selvatica che non interessano solamente il cinghiale, ma anche altre specie ritenute dannose”. “Tali proposte - puntualizza il presidente Bennati - partivano dalla considerazione imprescindibile che vi è differenza tra la caccia, che è arte, passione ed emozioni, ed il controllo faunistico che allo stato attuale è divenuta una esigenza sociale vuoi per i danni subiti dall’agricoltura e vuoi per alcuni fenomeni, quali le città invase dai piccioni, l’eccessiva presenza delle nutrie lungo gli argini e gli incidenti stradali, che richiedono l’intervento di riequilibrio prodotto dall’uomo”.
Per Bennati infatti le nuove disposizioni non rispondono in modo adeguato a quanto ci si sarebbe aspettato: “dall’assegnazione dei settori che avverrà a partire dalla stagione 2016/2017, tramite punteggi basati sulla discriminante dell’efficienza del prelievo e degli interventi di prevenzione eseguiti, alla previsione della caccia in forma individuale che intacca l’aspetto culturale della socialità dell’attività venatoria escludendo di fatto la possibilità di cacciare in compagnia di un amico. Inoltre, tali norme, rischiano di inasprire i rapporti tra singoli cacciatori e le squadre, per via del fatto che l’esercizio venatorio può essere effettuato anche all’interno dei settori non occupati dall’attività dalle stesse squadre”.
“Anche la caccia all’aspetto che come disposto verrà regolamentato con altro atto, dovrà essere comunque considerata quale forma di caccia da esercitare al di fuori dei settori assegnati alle squadre e durante il periodo consentito della caccia. Avevamo chiesto la possibilità di inserire la forma di caccia in girata con l’ausilio di un cane limiere, da esercitare nelle zone non assegnate alle squadre, tale condizione avrebbe consentito a tutti di esercitare la caccia al cinghiale, nelle forme a loro più gradite, senza interferenze”.
“Ci auguriamo – conclude il presidente Bennati – che a partire dalla prossima legislatura ci siano le condizioni per migliorare il provvedimento e, con spirito di collaborazione, avanzeremo le nostre proposte”