“E’ un’ars venandi secolare che appartiene alla storia dell’uomo”. Così ha argomentato il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, la candidatura italiana della falconeria a patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, avanzata su richiesta di tutte le maggiori associazioni e federazioni di settore.
Dopo le polemiche animaliste, Lipu soprattutto, che ha scritto una lettera a Renzi, il Presidente della Commissione nazionale italiana per l'Unesco, Giovanni Puglisi, ha precisato che: “l’Italia candida la falconeria che è già iscritta nella lista rappresentativa dell’Unesco dal 2010” e che "in questo caso la candidatura dei Beni Culturali assume la forma di estensione di un file già esistente”. In pratica la Commissione, anche volendo, non avrebbe potuto escludere la candidatura. “Personalmente rispetto gli animali - dice Puglisi -, è capitato che la Commissione escludesse le proposte di feste tradizionali che ne prevedono l’impiego". Ma non in questo caso, perchè appunto, la falconeria è già riconosciuta patrimonio dell'umanità dall'Unesco.
"Nel 2010 furono gli Emirati Arabi capofila della candidatura che ebbe un totale di tredici stati aderenti, mentre oggi, assieme al nostro Paese, a sostenere i rapaci in catene - scrive la Lipu in una nota - si uniscono Germania, Portogallo, Pakistan e Kazakistan".