Dopo l'approvazione del calendario venatorio 2015 - 2016, indubbiamente restrittivo nei confronti dei cacciatori, una nota stampa della Regione Piemonte ne argomenta le novità.
"Innanzitutto - si legge nel comunicato -, la caccia si aprirà una settimana dopo: non più l’ultima domenica di settembre, ma il 4 ottobre, la prima domenica di questo mese. Poi, sono state osservate scrupolosamente le direttive comunitarie sulla conservazione e tutela delle specie migratorie, e tutelate in particolare modo quelle “sensibili”: così non ci sarà la preapertura della caccia alla tortora a settembre, non si potrà sparare al fischione e alla folaga, per la pernice bianca e la lepre variabile è confermato il divieto di caccia. Non solo: la caccia alla tipica fauna alpina sarà possibile in un solo comprensorio scelto dal cacciatore, e non su più comprensori. Diminuiti anche i carnieri delle specie migratorie, di tortore e quaglie. Eliminato invece il costo minimo per capo del capriolo, una specie in forte soprannumero".
"Il calendario - sottolinea la Regione - è stato stilato in piena sintonia con l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, di cui sono state accolte tutte le osservazioni".
Evidentemente Ispra nulla ha avuto da obbietare sull'incremento delle battute di selezione al cinghiale, per cui l'assessore Ferrero ha autorizzato i prelievi, secondo i piani regionali, a partire dal 15 aprile. Al momento risulta però che solo 7 su 38 (tra Atc e Ca) hanno dato la disponibilità, suscitando il disappunto dell'assessore e degli agricoltori (Coldiretti). Forse a qualcuno sfugge che il ruolo di sentinelle della natura e di gestori dell'ambiente non può essere invocato solo per questioni di comodo, quando ci sono fior fior di sentenze dei Tar mezza Italia che contestano le posizioni ideologiche dell'Ispra.