Vista la presentazione in Italia di un disegno di legge che mira ad abolire l'uso dei richiami vivi per la caccia, presentato dal Movimento Cinque Stelle (e recentemente assegnato alla Commissione ambiente del Senato), giova ricordare che esattamente un anno fa, il Parlamento Europeo ha respinto un analogo tentativo da parte dell'europarlamentare dei Verdi, José Bové, che intendeva imporre il divieto sulla base di un paventato rischio per la salute pubblica. Grazie ad una capillare azione della FACE, che informò i deputati sull'infondatezza scientifica delle motivazioni portate dai Verdi (ovvero che gli uccelli selvatici tenuti in cattività potessero trasmettere e diffondere malattie), ben 468 parlamentari Ue votarono contro, respingendo la proposta. Riguardo al pericolo sanitario, c'è inoltre da aggiungere che la Commissione europea ha semmai riconosciuto i vantaggi di utilizzare questi uccelli in controlli relativi ai focolai di influenza aviaria.
La FACE in quell'occasione ricordava che l'uso di uccelli da richiamo vivi è consentita e regolamentata ai sensi della direttiva 2009/147/CEdel Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009 concernente la conservazione degli uccelli selvatici. E che si tratta di un'attività tradizionale diffusa soprattutto nei paesi mediterranei, come la Francia, l'Italia e la Spagna".
L'azione legislativa dei Cinque Stelle tenta invece di dimostrare che la pratica è puro maltrattamento, facendo credere che gli uccelli siano sottoposti chissà a quali torture. Anche questo punto per altro è stato già respinto dal Parlamento europeo due anni fa. L'allevamento degli uccelli da richiamo è condotto nel rispetto del benessere di questi uccelli, a cui ogni appassionato dedica mille cure ed attenzioni. Ogni abuso, ovviamente, può essere punito con le norme già in vigore. Quanto alla situazione italiana, dopo il caso Eu Pilot e la procedura di infrazione sanata dalla modifica della legge 157/92 (che garantisce la possibilità di catturare i richiami in deroga alla Direttiva Ue), occorre segnalare che il Governo non ha ancora chiarito l'applicabilità delle modifiche. Il vero punto dolente rimane la selettività delle reti. Basterebbe che Ispra riconoscesse ciò che è palese: ovvero che le reti utilizzate in Italia (le stesse che vengono usate a scopo scientifico) sono già selettive. Basta ricordare che in Francia le reti vengono addirittura utilizzate per catturare colombacci, cosa di certo non regolata dalla Direttiva, ma permessa da una corretta applicazione delle deroghe.