Il Governo interviene nuovamente sul tema
richiami vivi. Quello che è stato predisposto all'articolo 17 del ddl
Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea (
Legge europea 2014), salvo diversa interpretazione, pare non lasciare scampo all'autorizzazione delle catture in deroga. Il testo infatti interviene nuovamente
modificando l'articolo 4 della legge 157/92 (recentemente modificato dal decreto 91, che aveva sottoposto le catture all'applicazione dell'articolo 19-bis - deroghe- della 157/92), e disponendo il
divieto della cattura degli uccelli mediante l’utilizzo di reti.
Nella relazione presentata al ddl nella Commissioni Ambiente pochi giorni fa, si fa presente che, in base all’articolo 9 della citata direttiva, gli Stati membri possono derogare ai divieti, purché le deroghe soddisfino tutte le condizioni stabilite dallo stesso articolo 9. Ma allo stesso tempo vengono abrogati i commi, inseriti pochi mesi fa nella legge 157, che avrebbero potuto garantire la corretta applicazione delle catture. Il governo in sostanza fa un salto indietro, eliminando la parte che impegnava il Consiglio dei Ministro all'emanazione delle linee guida sui criteri di applicabilità delle deroghe (che sarebbe già dovuta avvenire non oltre i sei mesi dall'approvazione del Decreto agostano), definendo i criteri di autorizzazione dei mezzi e degli impianti di cattura dei richiami vivi, a cui le Regioni si sarebbero dovute adeguare.
Per garantire l'applicabilità delle deroghe si sarebbe dovuto affrontare il tasto dolente della questione, la selettività delle reti, palese visto che le stesse sono utilizzate a scopo scientifico. Bastava, per dirlo in maniera spiccia, comunicarlo all'Europa. Questi accorgimenti avrebbero permesso l'attuazione del sistema di controllo dei provvedimenti regionali previsto dall’articolo 19-bis della legge n. 157 del 1992.
Perchè non si può attuare questo controllo? Semplice. Perchè Ispra ha negato tale possibilità. E' la commissione Ue a dirlo, facendo chiaramente intendere che Ispra non ha voluto approvare la selettività delle reti italiane. La risposta arrivata in Europa non conteneva alcuna argomentazione a sostegno dell'applicabilità delle deroghe, non si è fatto nemmeno uno sforzo. Nella comunicazione di messa in mora della procedura di infrazione 2014 -2016 la Commissione scrive espressamente: "La Commissione non può che costatare che l'Ispra, organismo abilitato a dichiarare che le condizioni stabilite sono soddisfatte e a decidere quali mezzi, impianti o metodi possano essere utilizzati, entro quali limiti e da quali persone, emette da anni parere sfavorevole in merito ai provvedimenti regionali di autorizzazione alla cattura per la cessione ai fini di richiamo".
Nonostante le catture siano possibili, e a dimostrarlo c'è quello che avviene sistematicamente in altri paesi come la Francia, ai cacciatori italiani verrà negata totalmente questa possibilità, alla faccia delle corrispettive tradizioni venatorie millenarie. Il tutto perchè Ispra e i poteri forti del dicastero dell'Ambiente hanno deciso che per la caccia vanno benissimo gli uccelli da richiamo allevati in cattività.
Il termine per la presentazione degli emendamenti alla Commissione Ambiente della Camera è scaduto giovedì 23 aprile. Ora resta da augurarsi che i deputati vicini ai cacciatori abbiano presentato delle valide proposte emendative. Vi faremo sapere.