Sono "atti dovuti" quelli che hanno fortemente limitato la caccia nel nuovo calendario venatorio piemontese secondo le associazioni animal - ambientaliste Pro Natura, LAC, Legambiente, WWF, CAI-TAM, Mountain Wilderness, LAV, LIPU (vedi la chiusura della caccia per lepre variabile e pernice bianca e il posticipo, ingiustificato, dell'apertura generale). Nonostante la Giunta abbia accolto molte delle richieste ambientaliste, le associazioni non sono soddisfatte.
"In realtà - dicono -, ci si aspettava che venisse prima approvata una nuova legge regionale in materia, dopo che la precedente Giunta aveva, nel 2012, abrogato la normativa pre-esistente all’unico e dichiarato scopo di impedire lo svolgimento del referendum regionale abrogativo. Non solo: la Regione Piemonte è anche inadempiente in quanto dispone di un Piano Faunistico Venatorio adottato dalla Giunta, ma non ancora approvato dal Consiglio Regionale. Tale situazione, a nostro parere, dovrebbe addirittura impedire l’esercizio della pratica venatoria".
Secondo gli ambientalisti "vi sono ancora moltissimi aspetti che devono essere migliorati: ad esempio l’elenco delle specie cacciabili rimane, pur se ridimensionato rispetto al passato, ancora troppo ampio e comprende specie per le quali una tutela assoluta e rigorosa sarebbe assolutamente auspicabile. Ci riferiamo, ad esempio, a fagiano di monte, coturnice, pernice rossa, starna, allodola, beccaccia, beccaccino, cesena, tordo bottaccio e tordo sassello, tutte specie in condizioni numeriche tutt’altro che rassicuranti e che la stessa Comunità Europea ritiene a rischio e quindi meritevoli di attenta protezione. C’è poi il periodo per il prelievo degli ungulati: iniziare a sparare a camosci, caprioli e cervi dal 1 agosto ci sembra un’assurdità e, soprattutto, una enorme fonte di rischio per chi, durante il periodo di vacanza, decide di passeggiare per boschi e pascoli alpini". Insomma le richieste contenute nella proposta di referendum semi-abrogativo della caccia, poi evitato dall'amministrazione Cota.
La nota chiude con un invito all’Assessore Ferrero a non cedere alle critiche da parte del mondo venatorio, "ma anzi proseguire nella sua meritevole azione di ridimensionamento della caccia e di sua reale subordinazione alle prioritarie esigenze di tutela dell’ambiente naturale e della fauna selvatica, nella certezza che anche l’opinione pubblica, notoriamente in larghissima maggioranza contraria alla caccia, apprezzerà tale operato".