Il Coordinamento delle Associazioni Venatorie Piemontesi in una nota mette in guardia sui rischi derivanti la nascita dell' Associazione di protezione civile per la salvaguardia e la gestione della fauna selvatica. La stessa infatti si propone di intervenire sul territorio piemontese a supporto agli enti pubblici e ai soggetti incaricati di pubblico servizio nella gestione e nel controllo della fauna.
Se fosse stipulata una convenzione tra enti pubblici e l'associazione in tal senso, sottolineano le associazioni venatorie “noi assisteremo alla nascita di una vera e propria Associazione Privata attraverso la quale pochi cacciatori, e/o selecontrollori, potrebbero spartirsi il territorio regionale, sparando tutto l’anno a selvatici normalmente cacciabili durante la regolare stagione venatoria, con il semplice possesso di un porto d’armi e un’assicurazione di responsabilità civile…stipulata ad hoc”. Un caso unico nel panorama nazionale, che, evidenziano le firmatarie della nota (Anlc, Anuu, Arci Caccia, Eps, Fidc, Italcaccia e Enalacaccia), avverrebbe certamente a danno di tutti quei cacciatori che pagano regolarmente tassa regionale, quota di ammissione e partecipazione ad un ATC o CA, eventuale quota suppletiva per il cinghiale e capriolo”.
Il Coordinamento, contrario a questa "forma privatistica di controllo della fauna", ha più volte rimarcato come il controllo delle specie opportunistiche quali cinghiali e caprioli, qualora queste arrechino danni alle colture agricole, debba avvenire esclusivamente per opera di ATC e CA, ciascuno sul proprio territorio di competenza e con la partecipazione delle squadre locali e di cacciatori normalmente ammessi ai piani di prelievo selettivo. Pertanto chiede a tutti i membri della nuova associazione, che siano anche soci di una delle Associazioni appartenenti al Coordinamento AAVV Piemontesi, di rassegnare le proprie dimissioni astenendosi dal partecipare a tale attività.