Riceviamo e pubblichiamo:
TERTIUM NON DATUR “Una terza via non c’è” …e, aggiungiamo noi, nemmeno un’altra possibilità, questo il senso del celebre motto latino ormai entrato nel patrimonio culturale mondiale.
Altra via non c’è…che mettere mano al pessimo calendario venatorio 2015/16 votato il 13 aprile dalla Giunta della Regione Piemonte, modificandolo per renderlo equo e comparabile a quello di qualunque altra regione italiana, dove periodi di caccia e carnieri appaiono una chimera per gli appassionati torinesi e cuneesi, biellesi, vercellesi, astigiani e novaresi, ossolani oppure alessandrini, tutti penalizzati solo per il fatto d’esercitare la loro passione alle pendici di Monviso o Rocciamelone, sulle colline patrimonio mondiale Unesco, sulle sponde di Po, Tanaro e Dora Riparia o lungo il Canale Cavour.
Non c’è altra via, e nemmeno altra possibilità che cominciare a comprendere davvero cosa sia la caccia, evitando pericolose confusioni: cacciare non è…fare azione di controllo su cinghiali e caprioli, perché quella è tutt’altra cosa, esercitabile sì dagli stessi soggetti, ma con finalità diverse, modalità operative specifiche.
Credere, come fanno i nostri amministratori, che il ruolo del cacciatore s’esaurisca nel pagare tassa regionale, quota d’ammissione all’ATC o al CA, e mille altri costi e balzelli assortiti, per poi sparare a qualche animale rilasciato pronta caccia significa aver capito davvero poco del valore di un’attività venatoria ben gestita, della storia, la cultura e la tradizioni delle nostre genti; nemmeno si può pretendere che il cacciatore sia al servizio del mondo agricolo, di per se già rimborsato per i danni da fauna selvatica con i soldi dei cacciatori, e tollerato solo se utile alle loro esigenze.
E dire che di esempi non ne mancano, potendo lor signori facilmente interpellare i colleghi d’Oltralpe, e pure di molte altre nazioni europee, dove la caccia è accettata di buon grado, ma pure incentivata perché ritenuta importante risorsa, strumento a basso prezzo per integrare e potenziare le attività agricole, o quelle di gestione e ripristino ambientale.
Vie alternative non ne esistono, perché questa volta chiediamo ad Assessore e Giunta di assumere una posizione seria, motivata, scientificamente sostenuta da dati inoppugnabili, e non solo da…esigenze politiche; questa volta pretendiamo di avere tutti gli strumenti che ci spettano, da quella legge che ancor manca al piano faunistico, essenziale per poter garantire la piena sostenibilità del prelievo venatorio.
Non ci si dica più che la pernice bianca va chiusa perché…questo lo richiede la “spiccata sensibilità ambientale” della maggioranza; ci si dica invece che lo si fa perché…selvatico a rischio!
La caccia moderna in Italia non ha mai comportato l’estinzione di specie animali e nemmeno questa volta avverrebbe, in special modo sapendo che la “tipica fauna alpina” viene censita con rigidi protocolli scientifici, e cacciata solo con piani di prelievo calibrati e prudenziali, tanto che la consistenza all’interno di Parchi e zone protette appare eguale a quella del territorio venabile.
Non ci si dica che bisogna abbattere di selezione il cinghiale già ad aprile, quando poi si impedisce al cacciatore di raggiungere il posto di caccia utilizzando strade prima percorribili; non lo si dica se nello stesso tempo si nega l’apertura della caccia a settembre, tagliando così di una o due settimane la stagione venatoria, e proprio nel periodo di maggior impatto dei cinghiali sulle colture, quando squadre con cani realizzano carnieri notevoli; non lo si faccia, perché significa ignorare del tutto la materia che invece si pretenderebbe di regolare per legge.
Non c’è altra via…perché il calendario deve essere modificato, restituendoci quello della passata stagione, frutto, quello sì, di un’azione matura e concertata che aveva visto la Regione predisporre lo strumento solo dopo consultazioni con le Associazioni Venatorie; non c’è altra via perché il mondo agricolo ha bisogno che l’attività venatoria esista, compatibile e rispettosa di ambiente, campi e coltivi; non c’altra via perché anche l’ambientalismo, certo quello sano e moderato e non quell’altro fanatico e colmo di pregiudizio, ha necessità che un’attività venatoria si sviluppi sul territorio; non c’è altra via…perché chi caccia rispetta!
Ma “tertium non datur” potrebbe anche significare che una terza occasione non verrà concessa, e che dopo l’esordio zoppicante, il calendario disastroso, ve ne sia più che a sufficienza perché il mondo venatorio ponga alla politica il problema del rispetto e della considerazione che 27.000 cacciatori, tutti senza ombre che ne offuschino certificati penali o casellari giudiziari, sanno di meritare.
Last but non least, ultimo e non meno importante: ma poi…la seconda via esiste? Qual è?
Sì, una seconda via esiste, e Federcaccia Piemonte l’ha ben individuata, pronta ad intraprenderla qualora ragionevolezza e buon senso non facessero breccia negli uffici di corso Stati Uniti 21, ed ai cacciatori piemontesi non restasse altro da fare.
Per ora non pensiamoci, ma c’è!