Si è parlato dell'importante ruolo della caccia regolata per proteggere le specie animali in via d'estinzione, ma anche della necessità di allontanare la demagogia che accomuna spesso attività illecite ai cacciatori, all'incontro Combating Wildlife Crime, tenuto ieri al Parlamento Ue dall'Intergruppo Biodiversità, Caccia e Ruralità e promosso da Face Europa. Relatore dell'evento la Vicepresidente dell'Intergruppo, l'eurodeputata italiana Renata Briano.
“I problemi principali che conducono alla perdita di biodiversità – ha ricordato Briano - sono l’agricoltura intensiva, l’introduzione di specie aliene e il bracconaggio”. Non quindi la caccia, quella esercitata nel rispetto delle regole. Briano ha spiegato che “il bracconiere è nemico del cacciatore”, e che quest’ultimo “permette con il suo operato la gestione faunistica”, da attuare in “collaborazione con le comunità locali”. Riguardo alle specie migratrici, ha poi concluso, “serve una legislazione europea, e non solo nazionale, dato che gli uccelli migrano attraverso più paesi e per questo è necessario un approccio di squadra”.
E' intervenuto anche Filippo Segato, Segretario generale della FACE: “Tutte queste campagne mirate a combattere i crimini contro la fauna selvatica – ha detto - non possono limitarsi a pensare di intervenire sulla caccia solamente vietandola, perché con questo non si risolve nulla”. “L’importante – ha aggiunto Segato - è dare un valore alle risorse faunistiche, che sono poi risorse rinnovabili. Noi dobbiamo imparare ad osservare la questione in maniera distaccata, senza assumere un atteggiamento etico. Il nostro obiettivo, nella lotta al traffico illegale, al bracconaggio, è di inserire un uso sostenibile di queste risorse rinnovabili, accanto ovviamente a misure di protezione, di caccia, conservazione e di gestione degli habitat”. La caccia, ha poi continuato Segato, “va condotta responsabilmente in maniera pianificata”, e riguardo agli uccelli migratori ad esempio “influisce in maniera minima sulla loro popolazione”, il cui declino sarebbe invece dovuto all’alterazione degli ecosistemi dovuta “alla diffusione delle colture intensive”. “Vogliamo salvare queste specie?”, conclude poi, “Interveniamo allora su un’agricoltura sostenibile invece di andare a limitare la caccia che non ha un impatto così violento su di esse”.
Il problema riguardo al pericolo di estinzione delle specie selvatiche, è concentrato soprattutto nei paesi in via di sviluppo. “In Africa si è giunti ad un livello di bracconaggio di elefanti e di rinoceronti senza precedenti”, ha spiegato Gaël de Rotalier, della direzione generale Ambiente della Commissione europea, che ha aggiunto come “esistano gruppi criminali organizzati che talvolta collaborano addirittura con gruppi di ribelli”. “L’Asia inoltre”, ha poi aggiunto, “ha una forte domanda di prodotti che derivano dall’abbattimento della fauna selvatica africana, perciò è necessario intervenire diplomaticamente affinché questa richiesta diminuisca”. De Rotalier ha sottolineato poi come sia indispensabile “affrontare la radice del problema, la povertà, la quale conduce quelle popolazioni, quando sono senza alternativa, a svolgere attività di bracconaggio per garantirsi il sostentamento”. (EuNews)