Riceviamo e pubblichiamo:
Il 5 giugno 2015 rischia d’essere giorno da segnare sul calendario, almeno per i Cacciatori Piemontesi.
A Torino, presso gli uffici dell’Assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Piemonte, s’è tenuto un “tavolo di concertazione” voluto da Giorgio Ferrero, cui il Presidente Chiamparino lo scorso anno aveva conferito le deleghe all’attività venatoria.
L’idea dell’Assessore, lodevole negli intenti seppur piuttosto tardiva, era quella di discutere di caccia e calendario venatorio, riunendo attorno allo stesso tavolo i rappresentanti della Regione, di Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e Comprensori Alpini (CA), delle Associazioni Agricole, di quelle Ambientaliste e Animaliste e, naturalmente, delle Associazioni Venatorie riconosciute ai sensi della l. 157/92.
Tutto era nato alcune settimane prima quando il Coordinamento delle AAVV Piemontesi aveva manifestato il suo profondo disappunto per il calendario 2015/16 appena votato, non consono alle normative vigenti e fortemente penalizzante per il mondo venatorio subalpino.
Non era che il culmine di un rapporto nato nel luglio 2014, e che le Associazioni Venatorie (AAVV) hanno sempre cercato di sviluppare con il massimo rispetto e spirito di collaborazione, ma minato sin da subito da un’agenda regionale che alla concordia con il mondo della caccia ha sempre privilegiato l’acquiescenza alle spinte animaliste (lettera all’Assessore del 04/07/14 a firma: Pro Natura, LAC, WWF, LIPU, LAV, CAI-TAM), tanto da intervenire senza motivazioni scientifiche apprezzabili sul calendario già votato per bloccare la caccia alla tipica fauna alpina, da sempre tradizione consolidata piemontese.
Come andò a finire è cosa nota, con AAVV e CA, costrette ad una doppia tornata di ricorsi, vinti entrambi ma resi inutili dalle dubbie decisioni di Corso Stati Uniti che alla fine ha pensato bene di risolvere il problema…all’italiana: il TAR vi dà ragione, ebbene allora noi vi togliamo la pernice bianca dalle specie cacciabili!
Cosa regolarmente avvenuta con il pessimo calendario di quest’anno, da cui è essa stata esclusa.
E poi, cosa dire della legge regionale sulla caccia, mancante da oltre tre anni e ancora “impantanata” tra un ufficio e l’altro, tra un parere legale e il…necessario conforto politico!
I Cacciatori Piemontesi, giusto rimarcarlo, tentano solo d’esercitare la loro passione in virtù d’una legge dello Stato, votata in Italia e non su Marte, valida ovunque ma solo qui da noi depotenziata così tanto da rendere gli oltre 27.000 praticanti della nostra Regione figli…d’un Dio minore!
I Cacciatori Piemontesi pagano robuste tasse regionali e nazionali, quote di partecipazione all’attività venatoria; rifondono i danni agricoli causati da fauna selvatica e gestiscono l’ambiente; non hanno conti aperti con la giustizia, caratteristica questa piuttosto interessante in un momento come l’attuale, con politica ed istituzioni spesso allo sfascio, e il pessimo esempio che giornalmente ci viene raccontato da tv e quotidiani.
All’Assessore noi abbiamo chiesto rispetto e sostanziali modifiche al calendario votato dalla Giunta, ricevendo in cambio garbatissimi rifiuti, belle parole, tante promesse, innumerevoli…forse.
Poco! Troppo poco per noi, e quasi nulla per i tanti appassionati.
L’inutile decorrere del tempo rischia solo d’essere deleterio, impedendoci una qualsiasi azione a difesa della nostra categoria, delegando alla volontà della Regione, piuttosto che al buon senso e al rispetto delle leggi, la risoluzione del problema.
Il 6 maggio scorso, Coordinamento AAVV ancora unito e compatto, l’avevamo anticipato a Giorgio Ferrero, precisando come la misura dei Cacciatori Piemontesi fosse ormai colma e la pazienza finita.
Avevamo dato tempo fino ai primi di giugno per definire opportune modifiche che allineassero il nostro calendario a quello di tutte le altre regioni italiane, e questo anche ad evitare un nuovo costoso ricorso al TAR.
Tracciando ora il bilancio di quest’ultimo mese, amaramente constatiamo come per rimediare a suoi errori la Regione abbia fatto troppo poco, per non dire quasi nulla, considerando in più che un…tavolo di concertazione si deve costituire prima di elaborare il documento, e non dopo quando va solo più messa la pezza al buco e il danno s’è già creato e consolidato. Non fummo consultati prima, ed ora le nostre rimostranze vengono lette quasi fossero atto di lesa maestà.
Così non va bene, ed è chiaro come qualcosa non funzioni, il rapporto sia sfilacciato e il nostro interlocutore disinteressato alle nostre esigenze; noi dobbiamo tutelare i nostri associati, lavorare con il mondo agricolo per risolvere il problema dei danni, cercare un dialogo con quell’ambientalismo sano e moderato che all’estero è norma e siamo sicuri esista anche da noi, riprendere un percorso di collaborazione e reciproco rispetto con la politica.
Le scriventi Associazioni Venatorie Piemontesi hanno così deciso di presentare ricorso al TAR, affidando il mandato al Prof. Paolo Scaparone, che già vinse gli ultimi due, certi con ciò di tutelare gli interessi di tutto il mondo venatorio della nostra Regione, nessuno escluso, compresi i silenti o coloro che non possiedono le nostre tessera associative.
Lo spazio per una trattativa con l’Assessorato esiste ancora, labile ma c’è.
Questo nuovo “tavolo”, tabula in latino, andrà riscritto, negli intenti, nelle competenze, e quindi nell’obbiettivo finale, che deve essere un nuovo calendario venatorio giusto, equo. Ripartiamo, se davvero lo si vuole fare, ma, come saggiamente dicevano gli antichi romani, prima facciamo…tabula rasa!
I Presidenti Regionali:
Antonio Cardillo (ANUU Migratoristi)
Giorgio Cugno (Italcaccia)
Bruno Morena (Federcaccia Piemonte)
Fabrizio Lenzi (Enalcaccia)
Matteo Viglietta (E.P.S.)
Giovanni Gallinaro (A.N.L.C.)